Dopo Flourish, i Modern Nature lanciano il loro nuovo EP Annual con un secondo video, Harvest, con Kayla Cohen degli Itasca a fare da vocalist portante. Di Harvest dice Jack Cooper, leader della band: “rappresenta l’autunno in questo disco, ed è centrato su rituali e superstizioni. Molte delle parole e delle idee della canzone sono venute fuori da una esperienza durante la Bonfire Night a Lewes”. Del video invece Cooper rivela che “il lockdown ci ha costretti a una sorta di auto produzione. Il disco muove dall’inverno alle varie stagioni per tornare all’inverno. Si ritorna da dove si è partiti, tutto familiare, molti oggetti sono gli stessi ma tutto è evoluto”.
Da qui evidentemente anche il nome del disco: e bisogna dire che l’atmosfera invernale-autunnale pervade tutto l’EP. Tutte le canzoni infatti hanno un’andatura sospesa, tutt’altro che dinamica, con arrangiamenti di chitarra e arpeggi che ricordano in parte i Radiohead in parte il post-rock più ispirato. Dopo l’album di debutto How to Live, riconosciuto tra i migliori del 2019, questo EP uscito adesso ma in realtà registrato a Dicembre agli Gizzard Studio a Londra, registra un cambio di passo, dovuto probabilmente alla collaborazione di Will Young, del percussionista Jim Wallis e del produttore (nonché membro della band) del primo disco Jeff Tobias.
Cooper racconta anche che il disco è frutto di una sorta di flusso di coscienza, su pagine di diario annotate variamente, divise però rigorosamente in quattro stagioni, con le canzoni più brevi come pezzi di passaggio da una stagione all’altra (Dawn, Halo, Mayday), mentre l’ultimo pezzo, Winter, è strettamente collegato al primo, proprio per mostrare il ciclo delle stagioni che si compie.
In effetti il disco, di 7 tracce, potrebbe costituire per lunghezza quasi un LP, ma nasce e rimane volutamente un EP a tema, anche perché i pezzi sembrano più riflessioni estemporanee messe su musica che non propriamente canzoni. Se ne apprezza la vena intima, appunto da diario, ma il ritmo è piuttosto lento e la melodia decisamente ripetitiva. Halo in questo senso è un pezzo centrale e paradigmatico dell’EP, ne ha tutti i difetti ma anche i pregi ovvero la grande destrezza sugli arrangiamenti e la capacità evocativa delle sfumature a cui i Modern Nature fanno moltissima attenzione, come rivela la presenza dei fiati in tutti i pezzi.
Complessivamente la band di Jack Cooper, costituita da Will Young, Aaron Neveu, Jeff Tobias e Rupert Gillett non mette a segno un album di grido, ma forse proprio per questo sceglie la forma dell’EP, più dimessa, per raccontare il loro modo di intendere le stagioni e il ciclo di vita.
Un album comunque molto simbolico, evocativo, che potrebbe costituire la perfetta colonna sonora per i romanzi e le poesie di un nostro autore molto autunnale come Cesare Pavese, (anch’egli studioso di rituali di campagna legati alle stagioni), anche se è decisamente improbabile che ne abbiano conosciuto l’opera.
autore: Francesco Postiglione