Il 4 ottobre è uscito All Mirrors, il nuovo disco di Angel Olsen, per etichetta Jagjaguwar, seguito dell’acclamato My Woman, rionosciuto dalla critica uno dei migliori dischi del 2016 (Pitchfork).
Anticipato dal singolo e title track All Mirrors, il quarto album della cantautrice statunitense, talento di soli trentadue anni con già all’attivo quattro dischi, un EP di debutto e persino una raccolta di b-side e inediti, rivela tutta la sua potenza melodica e vocale soprattutto, visto che Angel prova qui a cantare in modo differente, ma senza snaturare il suo timbro di voce.
L’album riverbera il tentativo iniziale di pubblicazione in due differenti versioni, una minimale e una realizzata con orchestra di 14 elementi. Rimangono infatti alcune tracce decisamente orchestrali (Tonight, Spring, Endgame, Chance), che però sono troppo “classiche”, lente e poco ritmate per colpire l’ascolto, mentre sono assolutamente frizzanti pezzi meno convenzionali e con maggiore presenza di synth come What is it, New Love Cassette e All Mirrors.
I capolavori del disco sono però quei pezzi in cui la voce di Angel emerge tuonante, come Lark, anzitutto, o anche Summer o Too Easy, mentre rimane incompiuta, quasi evanescente, la canzone che fa da spartiacque del disco, Impasse.
“In ogni modo, dal making of alle parole, a come mi sono sentita mentre lo componevo, questo disco riguarda il riconquistare il proprio lato oscuro, trovare la capacità di amare di nuovo e di avere fiducia del cambiamento anche quando ti senti una straniera”: parole molto emotive, che rivelano l’impatto intimista e molto caldo del disco, che è poi la sua migliore qualità. Vivono in questo disco pezzi di una emotività travolgente, squassante, solennemente annunciata dagli effetti di tastiere, realizzati grazie al sapiente lavoro di produzione di Michael Harris e John Congleton (con cui Angel Olsen collabora dai tempi di Burn Your Fire for No Witness del 2014), e soprattutto grazie agli arrangiamenti di Jherek Bischoff e del multistrumentista Ben Babbitt.
Il disco potrebbe segnare una svolta verso il dream pop, visto l’abbandono temporaneo del guitar sound, molto poco presente qui, ma è presto per vedere dove il talento sicuro di Angel Olsen approderà nelle prossime tappe, tutte da seguire con attenzione. Siamo ancora agli inizi di una carriera non folgorante, ancora non realizzata, ma sicuramente promettente e solida.
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autore: Francesco Postiglione