Doverosa premessa. Quanto ho letto le note di copertina e di accompagnamento del disco ho dovuto combattere con il rischio di effettuare un ascolto prevenuto dell’ultimo live di Ian Gillan “Contractual Obligation”.
Dopo aver pubblicato i due album in studio con i Deep Purple “Now What?!” e “inFinite”, Ian Gillan è infatti partito per un tour in Est Europa in cui è stato “accompagnato ogni sera da una diversa orchestra del posto” (come da note stampa).
Mi è subito tornato in mente “Concerto for Group and Orchestra”, l’album live dei Deep Purple, realizzato con la Royal Philharmonic Orchestra di Londra, pubblicato nel dicembre 1969, nonché primo con la nuova formazione comprendente proprio Ian Gillan alla voce e Roger Glover al basso.
Il “Concerto”, la cui intera partitura fu composta da Jon Lord, se da un lato si è dimostrato una delle più ardite e originali opere del “classical-rock” di quegli anni, dall’atro soffriva di quella necrotica elefantiasi che (purtroppo) – a parere di chi scrive – colpì tanti gruppi, con “virate” non sempre funzionali ed equilibrate verso le orchestrazioni e la musica classica, per uno stile formalmente inaugurato nel 1967 dai Moody Blues con “Days Of Future Past”.
Ho, quindi, temuto che Gillan avesse replicato quanto già sperimentato mezzo secolo prima.
Mi sono però dovuto ricredere. In “Contractual Obligation” la presenza dell’orchestra risulta essere di giusto accompagnamento, mai invadente né sovrapposta alle parti rock con inutili magniloquenze (neanche nel possibile tranello di “Difficult To Cure/Beethoven’s Ninth”) e addirittura “caratteristica” in alcuni frangenti come su “Lazy”.
Effettuata questa doverosa premessa, possiamo passare ad analizzare più nel profondo “Contractual Obligation”.
Ad accompagnare Gillian, oltre all’orchestra, è la solida Don Airey Band, di cui fa parte il buon chitarrista Simon McBride e, ovviamente, Don Airey, tastierista e nome di spicco (come collaborazione) di tutto il rock britannico degli ultimi cinquant’anni (Colosseum, Babe Ruth, Black Sabbath, Rainbow, Ozzy Osbourne, Jethro Tull, Deep Purple).
Nessun appunto si può pertanto sollevare filologicamente all’esecuzione dei brani, né tantomeno alla scelta degli stessi, data la presenza in scaletta sia di composizioni a “firma” del “solo” Gillan che dei Deep Purple; quest’ultimi tra brani “meno noti” ed eterni classici (Pictures Of Home, Strange Kind Of Woman, Lazy, Smoke On The Water, Black Night), con un gradito omaggio all’alba del gruppo quando, con Rod Evans alla voce, eseguivano “Hush” scritta da Joe South per Billy Joe Royal.
Spazio, poi, anche alla voce della figlia di Ian, Grace Gillan, in You’re Gonna Ruin Me Baby.
Quello che, invece, non convince è, purtroppo, l’ostinazione di alcuni musicisti nel voler riproporre (senza sapersi re-inventare) vecchi cliché, tra l’altro spesso depauperati della matrice originaria legata a “un’epoca”.
E ciò è quanto è accaduto a Ian Gillan.
Da un lato l’ineluttabile venuta meno della voce (che per uno dei più grandi cantanti della storia del rock è un elemento non da poco), con la conseguente “morte parziale” di alcuni brani (su tutti “Strange Kind Of Woman”, se paragonata all’incredibile duetto voce chitarra in “Made/Live in Japan”; fortunatamente non è stata inserita in scaletta “Child in Time”), dall’altro il ridimensionamento a “formato canzone” del tutto, non tanto nella durata dei brani (“Lazy” rispetta perfettamente gli standard temporali), ma nello spirito, privato di quel senso orgiastico da baccale tanto caro agli anni settanta; complice forse anche una contemporanea pulizia sonora che rende l’insieme più asettico. In conclusione, per riprendere il tiolo di un vecchio disco dei Jethro Tull, possiamo tranquillamente dire … “Too Old to Rock ‘n’ Roll: Too Young to Die!”
Va, infine, aggiunto che “Contractual Obligation” è disponibile su Blu-Ray (Contractual Obligation #1: Live In Moscow), 2CD e digitale (Contractual Obligation #2: Live In Warsaw) e 3LP + download (Contractual Obligation #3: Live In St. Petersburg).
http://www.gillan.com
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autore: Marco Sica