Opera sontuosa quella che pubblicano i Marlene Kuntz, su Ala Bianca Records, per celebrare il trentennale di attività. “MK 30” è un’anticipata strenna di Natale, poiché i ricchi contenuti faranno ingolosire anche chi, del combo piemontese, ha masticato poco o nulla, talmente è l’attrattiva per le confezioni: tripla per la versione cd, doppia per il vinile.
Non si può nascondere che rappresenti un impegno per le tasche ma vale la pena regalarsi quest’emblematica carrellata di 65 brani che tracciano la conclamata carriera di una band tra le più innovative del rock alternativo italiano, pescando tra classici, covers e rarities. Il desco è decisamente apparecchiato in abbondanza ma i Marlene, si sa, non si sono mai risparmiati nella loro creatività e nelle loro trovate e quindi, “melius abundare quam deficere”. E poi non lasciano nulla al caso, poichè qui non c’è possibilità di obiettare di aver omesso qualcosa: c’è tutto e contro-tutto e c’è, principalmente, la garanzia che ci si assicura ore di ascolto di un bel pezzo di storia musicale. Da “Catartica” del 1994 a “Lunga attesa” del 2016, sono 10 gli albums in studio che ci han regalato Riccardo Tesio, Luca Bergia e Cristiano Godano sempre con disarmante onestà di fondo, allestendo spartiti che comportavano un certo ardire, un oltrepassare schemi poco battuti ma sempre con l’anelito di distinguersi con personalità coesa nella coerenza. E quindi, torniamo ad emozionarci con baluardi incrollabili come “Sonica”, “Nuotando nell’aria”, “Festa mesta”, “La canzone che scrivo per te” (duettata con Skin), “Canzone per un figlio” e tante altre, magari meno conosciute o immeritatamente passate in secondo piano ma con un valore da (ri)scoprire con maggior vigilanza. Invece, tra le covers, spicca un’incredibile versione di “Karma Police” (Radiohead), intessuta su surreali tremolii tastieristici e rarefazione atmosferica, oppure “Monnalisa”, che omaggia l’indimenticato Ivan Graziani con chitarra e basso a delineare trame da soundtrack filo police-movie, mentre “Impressioni di settembre” della P.F.M. (ricordate il mitico duetto con Patti Smith al festival di Sanremo?) è una folle goduria di 7 minuti con un nevrotico e spiazzante finale noise. Ma c’è spazio anche per “Bella Ciao” (ancora con Skin) e “Siberia” dei Diaframma. Inoltre, le 8 rarities, presenti nel vinile, sono bramose occasioni per coloro che non vogliono farsi mancare nulla ed integrare la conoscenza globale delle loro incisioni.
Sicuramente, una delle ragioni del successo senza tempo dei Marlene è dovuto alla loro rappresentatività per generazioni col malessere dell’inadeguatezza, esplicata con abrasioni sonore che arrivavano dritti allo stomaco e con una inclinazione testuale in parte criptica, ma col magnetico feeling empatico. Insomma, un meccanismo ben oliato ad arte che, da 120 stagioni, non cigola e non s’inceppa, rinnovando di volta in volta l’identità del rock nostrano.
Buon anniversario Marlene Kuntz ed in alto i calici: Cin-Cin !
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autore: Max Casali