Sognare non è mai abbastanza ma costruire è per i coraggiosi. Lo dimostrano ancora una volta i ragazzi dell’associazione culturale “Fitz” di Lello Pulzone e Luca Caserta e la partnership di Nello Coppola (Sound Consultant), che con il proprio team, hanno realizzato un altro sogno regalando ancora una volta ad Avellino la corona di città del rock, per una furente notte di maggio, ruolo regionale che spetterebbe a Napoli che da anni ha perso rinunciando ad concerti rilevante di rilievo internazionale.
Sono soltanto cinque le date italiane per il trio norvegese (Hans Magnus Ryan, Bent Sæther, Tomas Järmyr), tour legato all’uscita dell’ultimo album “The Crucible”.
Il Cine Teatro Partenio completamente sold-out diventa, in modo sorprendente, location perfetta per accogliere i Motorpsycho imponenti sul palco come Dei norreni del progressive psychedelic-rock.
The Crucible è l’introduzione ideale a quel che sarà un concerto di ben tre ore fitto e denso di suoni e di atmosfere contrastanti, di luci infuocate e di placida calma, il tutto a dimostrare il loro noto “eclettismo musicale”.
La musica fluisce senza pause, un flusso di coscienza che ha come voce principale, quella delle chitarre. The Other Fool e The Alchemist rappresentano un’alchimia di suoni complessi perfettamente amalgamati al semplice visual che alterna volti a luci, colori e fotogrammi, sempre più incalzanti. Coventry Boy con la sua luce blu celestiale diffonde un’inaspettata calma che culmina in uno dei primi fragorosi applausi.
“Close your eyes and dream on”.
Alle parole di Bent Sæther l’atmosfera si capovolge affondando nella psichedelia pura riverberi acquosi, nebbiosi, il pubblico non può far altro che assecondare il consiglio di Sæther e lasciarsi trascinare nelle profondità oniriche più pure e dal sofisticato retrogusto floydiano.
L’intensa The Wheel con i suoi turbinii di note che si avvicendano sullo sfondo, lenti. Il sogno incede fino ad assumere tratti sempre più delineati e definiti. La conclusione è disegnata da plettrate infuocate che dipingono l’atmosfera di una furente luce rossa, sotto le urla infernali di Sæther.
Una storia circolare che narra di tempesta e dannazione, come avverrà successivamente con Lux Aeterna che il cui finale sorprende per il rapsodico impatto.
Rock, metal,echi jazz, progressive. Una commistione piena ma puntuale che non delude, fluida, imprevedibile. Suoni contrastanti, una tempesta di degna di Turner.
Con Feel l’entusiasmo è al culmine. Luci verdi, il sorridente invito di Sæther a cantare in coro “It feels so good to feel again” del ritornello, accolto da parte del teatro. Le barriere tra palco e pubblico si rompono, e il teatro è tutto lì, sul palco, a cantare con una sola voce.
Si procede con l’hard rock puro, virtuosismi spinti, metal, della cattivissima Psychotzar, che continua con Mountain, balletto sincronizzato che non ti aspetti, annesso.
Black to Comm cover dei Motor City 5 più che coinvolgente, da’ vita ad un pogo improvvisato su poltrone, che gli stessi MC5 avrebbero apprezzato, è un delirio magnifico.
Fools Gold è ciò che si chiama finale ad effetto. Atmosfere psichedeliche ed evanescenti vengono evocate, le luci sono più diffuse, si distinguono a malapena i volti che incantati verso il palco si muovono ondosi, il teatro è ipnotizzato. Dopo tre ore dense il suono, luce e musica lentamente si affievoliscono, come fa un oggetto quando cade in mare, che lento affonda, fino a confondersi con le profondità, poi il buio. Suoni, luce si spengono.
I Motorpsycho ci hanno accompagnato in un viaggio in pieno mare aperto, nel freddo mare di Norvegia, fatto di turbinii e insidie, di pacifica calma e tempeste. Imponenti come dei norreni del rock, hanno però rotto ogni barriera con il pubblico, lo scambio è stato diretto, vicino, caldo, l’entusiasmo vicendevole. Questo è il rock.
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autore: Noemi Fico