Se la primavera non si è ancora palesata ci vuole una giusta ricetta per evocarla, ed ascoltare Ribbons è di certo un’ottima soluzione.
Decimo album di Bibio, pubblicato a distanza di due anni da Phantom Brickworks, Ribbons passeggia tra le fitte foreste e solca vaste distese di prati.
É un Beret Girl le “chiare fresche dolci acque” di Bibio che riprende la poetica petrarchesca virandola in musica, cinguettii e una semplice chitarra fanno il resto. The art of living possiede qualche tocco più vintage, primo brano non strumentale, la voce non ingombra si fonde perfettamente alla chitarra alle tastiere e strumenti a fiato.
Equilibrio non banale, armonia piacevole e domenicale, termina con classici i suoni festivi delle domeniche d’infanzia, campane cinguettii e animali in lontananza. Before si discosta dalle atmosfere, vagando negli anni 70′.
Culrs è il singolo che investe di primavera, rappresenta l’essenza dell’album racchiudendone gli elementi caratteristici. Bibio diventa un narrastorie che evoca le terre d’Irlanda e scenari fiabeschi. Sembra di esser accanto a lui sulla riva del fiume, una leggera brezza ad ascoltare il suo canto che lentamente lascia parola allo scroscio d’acqua, il preludio di Ode to a Nuthatch.
Watch the Flies più spensierata e It’s Your bones un semplice carillon si fonde ad archi e ad una ninnananna orchestrata. You Couldn’t Even Hear The Birds Singing è un breve interludio strumentale che cede il posto alla folktronica Pretty Ribbons And Lovely Flowers, la chitarra riposta, lascia spazio al pad e alle dissolvenze, come accade in Frankincense And Coal.
L’album si divide lasciando spazio alla fusion .
Erdaydidder-Erdiddar è una ballata medievale, da fiaba e come Patchouli may, è antica e leggera. Old Graffiti riprende il sound soul da camera, tastiere vintage dal retrogusto groove jazz-funk con influenze brasiliane. Valley Wulf e Quarters malinconiche e intimiste lasciano spazio alla conclusione perfetta Under a lone ash. La chitarra torna ad esser la voce narrante, protagonista semplice e di incisiva carica emotiva, quasi a ricalcare le orme di Nick Drake.
Folk puro e contaminazione, suoni d’orchestra e strumenti popolari, fiaba e spirito soul il tutto catturato dalla field recording. Sedici sono i brani proposti da Bibio, tecnica fine e aggraziata, piedi solidi nella tradizione e la mente ad esplorare altri mondi o forse il mondo, ricco di colori e armonie che lo stesso Wilkinson ha dipinto. Ode alla natura, al suono puro e al gusto classico. Chitarre, archi, increspature di onde, lontane campane e suoni della natura, si fondono in un album che simula la calda aria primaverile. Le atmosfere sono eteree, rilassanti e fiabesche salvo sporadiche apparizioni di elementi soul, groove e qualche tocco psichedelico, il tutto perfettamente calibrato dalla presenza dei suoni naturali.
L’idea principale gioca con la fusione dell’uomo alla natura, idea perfettamente trasmessa dalla commistione di suono e voce, che non è protagonista, ma diventa strumento.
L’album è un ricorrere di sovrapposizioni, come accade nella copertina creata dallo stesso Bibio, dove il volto dell’autore dai capelli al vento si confonde ai fiori, alle foreste e al cielo.
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autore: Noemi Fico