Torna in auge il connubio musical-scientifico messo in piedi dal super-collettivo dei Deproducers, formato da Vittorio Cosma, Riccardo Sinigallia, Max Casacci e Gianni Maroccolo. Al terzo atto, (dopo : “Planetario” e “Botanica”) espongono la tematica del DNA, ovvero il codice genetico che accomuna tutta l’umanità. In questo progetto è come immergersi in una conferenza scientifica che, nella dimensione live, ne aumenta il fascino globale, in cui si catturano, oltremodo, erudizioni illuminanti. Stavolta, il quartetto chiede l’ausilio (per le liriche) al filosofo evoluzionista Telmo Pievani, qui in veste anche di voce narrante. Con l’egida dell’Airc, “DNA” punta a divulgare una corretta e cristallina informazione sul processo cognitivo del cancro e sul suo evolutivo sapere. Il ricorso alla musica è il miglior veicolo esplicativo e competente per i Fantastici Quattro, delegando a noi ascoltatori la maniera opportuna per inglobarla e suscitare, cosi, interesse e conoscenza. Iniziano con “Abiogenesi” che albeggia con suoni ed effettistica ambient, incorpando porzioni di cupezza e un distillato di stilose dilatazioni. La doppia narrazione dello special-guest Eugenio Finardi e di Pievani intensifica gli aspetti mesmerizzanti della “Storia compatta della vita”, mentre il sound mescola spesso la sua genetica con tratte etereo-funky e galoppata rock in coda. Con l’inizio psichedelico in stile Pink Floydiano, “Caso e necessità” poi muta pelle, addentrandosi in cunicoli mantrici e, se non fosse per gli interventi narranti, l’angoscia della solitudine prenderebbe il sopravvento, in cui la coralità liturgica circonda con intenso smarrimento. Invece, gli strali paranoici della title-track stringono come un cappio al collo e l’evasione resta una meta chimerica ma ottenibile, soltanto, se ci si lascia fagocitare con lucida perversione e coraggio estraniante. Non si passa nemmeno un brutto quarto d’ora con la nebulosa suite “Suite cellulare in 4 movimenti”, che fluttua sospensiva con varie identità: dapprima ambienbt e gothic, poi distensiva e spalmata di elettronica basic. Ora, si affronta il “Cancro” in condutture claustrofobiche e psichedeliche ma l’ago di luce sarà visibile resistendo allo strale ossessivo piazzato all’uscita del pezzo per poi crogiolarsi in una tregua salvitica. Chiude “Serendipità” in un gocciolare di note e di loops ipnotici che pulsano con astrattezza labirintica. Dal momento che, ormai, avete preso coscienza dell’esclusiva proposta dei Nostri, per completare il cerchio conoscitivo a 360 gradi, si consiglia caldamente: non solo di ampliare l’informazione con i due precedenti albums ma di vivere quest’insolito binomio uditivo-sensoriale, avvolti nella dimensione live , in un susseguirsi di slides grafiche ed immagini. Insomma, con ascolto, visione, conoscenza, emozione, l’offerta dei Deproducers ci sembra piuttosto accattivante: paghi 1 e prendi 4.
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autore: Max Casali