Quello di Giulio Casale è un percorso artistico che perdura da un quarto di secolo, spaziando dal teatro, alla letteratura e, soprattutto, nella canzone. Prima, leader degli Estra e poi come solista, giunge al quarto album “Inexorabile” ribadendo, con granitica convinzione, la figura di partigiano dell’ Underground, un clandestino pentagrammato in contumacia ma con il fermo intento di lasciar, comunque, delle tracce come segno tangibile che c’è un mondo sotterraneo che non si arrende di fronte allo squallore del pragmatismo attuale, ma lotta affinchè la propria voce continui a (r)esistere, al cospetto di una logorante resilienza morale. Attraverso gli 11 atti dell’opera (13 nella versione vinile) Giulio spiazza tutti, lasciando in stand-by l’acustica dei lavori precedenti, per abbracciare miscelazioni più corpose, che diano al sound un’idea molto più contemporanea grazie anche all’apporto dei due producers: Lorenzo Tomio ed Alessandro Grazian.
L’intensa suggestività di “Soltanto un video” schiude il lotto dell’album, tra fluttuazione spaziale e mood etereo ed anche “Non ci sarò” prosegue, in qualche modo, atmosfere sospensive con l’aggiunta di interventi di spoken-word ed una coda che richiama estraniazioni PinkFloydiane, mentre “Coscienza C.” è un affondo cantautorale dal carattere tagliente con tessitura veemente e marcata. Dopo “Un minuto”, in cui vige amara riflessione e senso di smarrimento, “Sono corpo” risveglia gli umori dai rimpianti, sfoderando, con matrice rock, un’eloquenza significativa e determinata, senza mai privarsi di quei contenuti anarchici borderline.
Dal precedente album “Dalla parte del torto” sono trascorsi 6 anni e questo lungo intervallo avalla la primaria sensazione che scaturisce al primo ascolto di “Inexorabile”: ovvero, un tracciato ben ponderato nei dettagli ma anche portavoce di un’istintività irrinunciabile, di un masochismo latente da bastian contrario che riaffermi il suo rimettersi in gioco come necessità del suo pulsante e vivifico ardire. Il singolo di punta, “Un giorno storico” ingloba più di un dettaglio efficace: testo scorrevole, respiri ritmici appropriati e variabilità assemblativa. La digressione stilistica di “Roger trip advice” è uno sfizietto ludico e spiazzante in una narrazione elastica con applausi latenti. Invece, “Ammirarti infinita” è animata, all’inizio, da stille sonore retrò per poi impastarsi, più o meno sottotraccia, per tutto l’episodio con connotati da soundtrack di telefilm seventies.
La versione cd chiude con “Resto io” (il vinile ha 2 tracce in più) in un gran guscio ponderativo di un vento che soffia come non mai, senza mai farci capire qual è il confine tra rabbia, istinto e tenerezza. Se, come afferma Giulio: “L’unica rivoluzione possibile è quella interiore”, allora cominciamo a ripararci da questi cicloni sterili ed inconcludenti in un’epoca appiattita, amorfa, isolante, per non farci spazzar via anche l’ultima cosa buona che ci resta: l’identità riflessiva.
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autore: Max Casali