Si è andata via via assottigliando nel tempo la distanza espressiva e concettuale tra i due progetti musicali di Matt Elliott; The Third Eye Foundation è un percorso dub industrial iniziato prima delle pubblicazioni cantate, presentate a proprio nome, che inizialmente avevano invece una maggiore caratterizzazione folk per poi contaminarsi anch’esse sempre più di elettronica.
Wake the Dead è un disco scuro, di grande intensità, polarizzato tra gloriosi, disperati inni del naufragio ed architetture elettroniche più serrate e moderne ma “sporcate” da numerosi, sistematici sottotesti musicali di contorno, il tutto negli stessi pezzi, con efficacia e naturalezza, utilizzando come collante una sezione di archi, nonché sporadiche derive jazz minimale come nell’ambientale, fantasmagorica ‘Procession for Eric‘, con tanto di tromba.
Manifesto del disco è l’iniziale ‘Wake the Dead’ di quasi 14 minuti, idealmente divisa in due parti proprio come già descritto: il canto femminile nella prima parte, su una melodia gonfia di pietà che ci spinge ad avvicinarci e stringerci l’un l’altro nella nostra condizione mortale non può lasciare indifferenti, mentre dopo 4 minuti il brano prende la piega della tempesta elettronica, molto mentale, su tempi complessi in lenta, inesorabile mutazione secondo uno schema di grande effetto, tipico di Matt Elliott.
Anche ‘The Blasted Tower‘ è uno strumentale, in cui in sottofondo si odono però vocalizzi lirici e sperimentali di grande effetto magnetico, su musica per archi ed elettronica dai suoni piuttosto fisici, concreti: altro momento riuscito del disco.
‘Controlled Demolition‘ dura 10 minuti e mezzo ed è una creazione molto libera, sorta di collage di momenti dub, techno, industrial e minimal, tra Dalek, Burial e One Kilo of Black Bondage, con ritmi articolati e suoni percussivi originali da club.
The Third Eye Foundation si conferma dunque progetto musicale vivo e vegeto, emozionale, in cui Matt Elliott porta avanti, senza testi, un grande affresco di un’umanità dolente e di un Mondo impazzito, di cui con amarezza e rancore parla spesso nelle interviste, e lo fa quasi come una sveglia, invitandoci a svegliarci e concentrarci sull’essenziale.
Imperdibili, infine, i due videoclip animati di ‘Do the Crawl’ e ‘Wake The Dead’.
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autore: Fausto Turi