Un’artista che ama i colori pastello, Rosie Thomas, e lo si capisce dalle copertine morbidamente disegnate di tutti e quattro i suoi dischi, ma anche dalla musica delicata che ne viene fuori.
La cantautrice di Seattle non ha certamente il talento delle colleghe Cat Power, Ani di Franco, Julie Doiron o Cocorosie, ed inoltre cerca percorsi decisamente più immediati e pop: punta molto sulla gran voce che si ritrova e sulla buona scrittura delle liriche.
Riguardo le musiche, i suoi semplicissimi accompagnamenti acustici al pianoforte o alla chitarra sono “corroborati” spesso da strumentazioni e partiture d’archi arrangiate da Josh Myers, esperto di colonne sonore, e si sente: ‘If Songs could be Held’ suona folk pop classico e romantico, spoglio nei suoni ma di certo non inciso in bassa fedeltà: Josh ha fatto un lavoro persino troppo pulito e radiofonico.
Le canzoni richiamano modelli illustri con semplicità, senza la malizia di volerli nascondere a tutti i costi: senz’altro Sandy Danny, Dolly Parton e soprattutto la Joni Mitchell pianistica (quella si, da brividi…) di “Ladies of the Canyon”.
C’è anche, in ‘Let it be me’, il duetto con il cantautore inglese Ed Harcourt, col quale le affinità musicali sono in effetti molte, ma il disco non convince: troppo acerbe le composizioni, troppo “mainstream” il prodotto finale per i miei gusti.
Autore: Fausto Turi