A Bologna, per la terza tappa del tour italiano (anche Milano e Roma tra gli approdi di Stuart Braithwaite e compagni) i Mogwai “premiano” il loro nuovo disco, Every Country’s Sun, (che a giudizio di chi scrive è uno dei più belli della loro splendida carriera) inserendo ben cinque pezzi nella loro non ampissima scaletta, probabilmente perché consapevoli dell’intrinseca bellezza del disco e della sua ottima riuscita scenica.
E il pubblico premia loro, perché nonostante i suonati 21 anni di carriera in un genere di nicchia come il post-rock strumentale, l’Estragon di Bologna era pieno, la gente entusiasta, l’emozione fra la platea palpabile, gli applausi e le urla di acclamazione enormi, tutto estremamente più significativo se consideriamo che parliamo di un concerto senza i cori e le voci.
Ma più dei cori cantati a squarciagola, ha emozionato terribilmente il silenzio assoluto sull’esecuzione di Mogwai Fear Satan (omaggio ai loro 20 anni di carriera visto che viene dal primo disco), ultimo brano tirato a lungo, dove nella parte non “esplosiva” e dimessa del pezzo la suggestione del pubblico è stata tale per cui c’era un silenzio surreale, veramente emozionante, per poi esplodere, insieme con le chitarre e la batteria, nella conclusione finale, a colpi di battiti di mano.
I Mogwai sono questo fenomeno: una band che si è scelta un genere tutt’altro che di facile consumo, lo pratica da 21 anni senza distrazioni, incoerenze, scivolamenti, e ottiene un riscontro di pubblico da grandi eventi.
Il perché lo sappiamo tutti: perché loro SONO il post-rock. E con Every Country’s Sun, l’ultima creatura di qualche mese fa, lo dimostrano ancora una volta. Dopo l’esordio con la storica Friend of the Night, il concerto inizia subito con appunto Crossing the Road Material e Party in the Dark, trattae da Every Country’s Sun, e procede poi alternando i nuovi pezzi, come Battered at a Scramble, Don’t Believe the Fife, Old Poisons, ai classici che scorrono cercando di ricostruire un’intera carriera, perché cavalcano un po’ tutti i dischi più importanti della band, da Take Me Somewhere Nice e 2 Rights Make 1 Wrong (da Rock Action), Hunted by a Freak di Happy Songs for Happy People, Friend of the Night e We’re no here di Mr Beast, I’m Jim Morrison, I’m Dead di The Hawk is Howling, fino a una splendida Remurdered di Rave Tapes, tirata a lucido e suonata in maniera durissima. All’appello mancano per la verità due album bellissimi come Come On Die Young e Hardcore Never Die but You Will, ma i Mogwai riusciranno a farsi perdonare questa pur grave mancanza.
Tutti i pezzi per la verità come al solito risultano quasi irriconoscibili per l’incredibile resa sonora che Stuart e compagni sono capaci di costruire sul palco: se nel disco ascolti gli arrangiamenti, gli arpeggi, le linee melodiche, sul palco senti letteralmente il pezzo “esplodere”. Vedi tre chitarre e il basso di Dominic Aitchison suonare a mano piena, con la bravissima batteria di Cat Myers sostenere la potenza del suono senza arretrare di un millimetro (chiamata a sostituire Martin Bulloch, lo rimpiazza con presenza scenica da paura, nonostante la giovane età, tecnica perfetta, nessuna sottomissione a dei mostri sacri come i Mogwai, talento sopraffino e quel tanto che basta di charme per intrigare da protagonista).
Membri nuovi e vecchi della band si sostengono come fossero una famiglia, e suonano insieme come se si conoscessero da anni: il risultato è un concerto di intensa potenza epica, di rara bellezza emotiva, di irresistibile fascino, il cui sunto è probabilmente Every Country’s Sun, suonata come penultimo pezzo. Qui la chitarra di Barry Burns disegna melodie che grazie a un effetto eco estremizzato creano un’atmosfera unica, per poi essere sorretta nel classico momento esplosivo da quella di Braithwaite e di Alex Mackay, il turnista di questo tour, in una ensemble veramente spettacolare e commovente quasi.
Ecco, l’ulteriore magia di questo concerto è che i tre Mogwai residui, che si conoscono da vent’anni e più, suonano alla grande con due ragazzi giovanissimi, Alex e Cat, a cui va tutta la nostra ammirazione perché non solo non hanno fatto rimpiangere i vecchi membri, ma portano vitalità e freschezza nuova, e contemporaneamente sembrano essere Mogwai da una vita. E questa signori è la vera la musica, è la magia di nome musica che il pubblico ha vissuto in pieno. Grazie a una band angelica dal nome esotico, che ha regalato una nuova altra grande notte di sogni a occhi aperti
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https://www.facebook.com/mogwai/
autore: Francesco Postiglione
foto di Daniele Valentini
SCALETTA
Friend of the Night
Crossing the Road Material
Party in the Dark
Hunted by a Freak
Take Me Somewhere Nice
Coolverine
I’m Jim Morrison, I’m Dead
Don’t Believe the Fife
2 Rights Make 1 Wrong
Remurdered
We’re No Here
Old Poisons
bis
Every Country’s Sun
Mogwai Fear Satan