Il tramonto dell’Occidente – l’ultimo disco del cantautore siracusano Mario Venuti – oltre che una citazione di un libro di Spengler Oswald, è un luogo affollatissimo di storie, realtà lucide, profondi carotaggi nella società vicina e lontana e tutta quella debolezza di valori e insegnamenti che oramai attanaglia il quotidiano, un disco che scava tra ironia e schiettitudine ogni momento dell’esistenza che si vive; con lui – complici di una stesura ottimale – Kaballà e Francesco Bianconi dei Baustelle, nonché un sfilza di ospiti quali Battiato, Alice, Giusy Ferreri, Nicolò Carnesi e RobotHAL9900, amici e colleghi che intervengono a far lievitare ancor di più gli ascolti di questa tracklist.
Disco intimista e affacciato dunque sulle finestre della vita contemporanea, le sue visioni e constatazioni che si riversano in ballate pop rock autorale di stampo Ottantiano, tracce che si specchiano e riflettono come vetri vissuti in un contesto di denuncia, pensiero e di ottimismo verso un riscatto umano a tutto ciò, un rialzarsi “umano” per tornare a riguardare in faccia ogniqualvolta il giorno cresce davanti. Speranze e incertezze contendono il lirismo generale, poi tastiere, leggeri esotismi, casse in 4/4 a fare da contraltare a dieci inediti più la cover di Ashes of American flags dei Wilco – qui italianizzata in Ciao american dream – per un ascolto piacevole e consapevole che lentamente ne assorbe tutti i colori e le direttrici di cuore.
L’ex Denovo è un idealista passionale, ma anche un reale “innestatore di idee” che introduce tra le sue poetiche “frutti sonori di confine” come il Coro Polifonico Doulce Memoire nell’openeir di Ite Missa Est, un pensiero alle lotte della Primavera Araba Arabian boys, le odi delle processioni di Sant’Agata protettrice di Catania Passau ‘a cannalora o il rock mid-sintetico di Ventre della città, traccia che descrive gli strafalcioni finto estetici di certi architetti, padri creativi di quartieri ghetto come il Corviale di Roma o il Librino di Catania.
Non manca nulla e Venuti – in perfetta forma artistica – non si fa mancare nulla, scrive a sei mani un disco che sembra “leggero” nascondendo tra le sue pieghe un piccolo dizionario di umanità viva.
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autore: Max Sannella