Prendete i Kings of Leon dai ritmi più frenetici e mescolateli con i Red Hot Chili Peppers più agguerriti; aggiungeteci un tocco di Cold War Kids dei primissimi tempi, e avreste ancora un’idea soltanto parziale della musica dei Zun Zun Egui, davvero difficile da catalogare una volta per tutte.
L’ennesima preziosa scoperta della Bella Union (un’etichetta indipendente che sbaglia davvero poco!) è miscellanea persino nella provenienza: Bristol è la sede ufficiale, ma i nomi dei componenti, Kushal Gaya alla chitarra e voce, Yoshino Shigihara, creatrice dei testi e seconda vocalist, Matthew Jones alla batteria e Luke Mosse al basso (anche produttore), fanno capire che la band è di composizione culturalmente eterogenea.
E la loro musica lo dà a vedere sin troppo bene, quasi con ostentazione: mescolano il funk rock arrabbiato e selvaggio di Katang, di Report o di Heart in a Jar, con il blues elettrico di Sirocco, fino alla ballata rock di Twist my Head, ma senza seguire nessuno di questi generi fino in fondo, o meglio variandoli con grande creatività, e una sicura componente di etnicismo sempre di sfondo e mai diretta, che insieme ai cambi di ritmo e alle evoluzioni chitarristiche fa ricordare addirittura il grande Hendrix, o, per contrasto, lo strange mood di Jeff Buckley.
Sta di fatto che la caratteristica principale, e forse l’unica in grado di essere focalizzata a pieno, degli ZZE è una grande energia elettrica e di ritmo, che dà a quei buoni 50 minuti di album il sapore di una vera scossa.
Energia che forse viene dalla voglia di nuovo che gli ZZE incarnano: prima del loro esordio con questo Katang, hanno all’attivo solo due 12”in vinile registrati presso Blank Tapes, che pure sono andati a ruba tra Bristol e dintorni.
Si è tentati dai testi in francese, creolo, giapponese e inglese, e da certe cadenze dei loro percorsi chitarristici, di parlare per loro di world rock o rock etnico, ma sarebbe un errore.
Gli Zun Zun Egui non ti offrono un viaggio musicale alla ricerca delle loro radici: sono loro stessi quel viaggio, sono loro stessi l’immagine del mondo globale che unisce una giapponese, due inglesi e un indiano nel cuore industriale di Bristol, e dunque la loro musica è global-etnica per natura e non per ricerca. Ed è rock, soprattutto, un bel prog rock pieno di energia che da come viene suonata sembra che l’album sia appena finito ma i quattro abbiano ancora voglia di darci dentro.
Perciò c’è da giurare davvero che ne sentiremo ancora parlare, e anche molto presto. Attendiamo con ansia gioiosa.
Zun Zun Egui – Fandango Fresh by Bella Union
Zun Zun Egui – Fandango Fresh from Bella Union on Vimeo.
Autore: Francesco Postiglione