– ABBRIVIO –
Simmetrie. Ibridazioni Sonore. La sperimentazione, corpo di un cerbero meccanico a tre teste per tre serate (17, 18 e 19 maggio) che hanno presieduto l’ingresso ad un Ade elettronico in cui, come nell’antichità, occorreva da vivi viverlo per un arricchimento interiore.
Fusioni di idee, di stili, di umori. Parti umane, tribalismi, parole, oggetti hanno, in un inverso tecnologico, compiuto l’innesto terreno a elettrificazioni da futuro millennio.
Così si è proposto “Simmetrie – Festival di Ibridazioni Sonore”, pensato, voluto e organizzato da OpenLab e Campania Elektronenklang con l’intento di creare un momento di (appunto) ibridazione musicale tra l’elettronica e il suo simmetrico oltre.
Gli organizzatori sono categorici, la missione da portare a termine è intrecciare, fondere linguaggi, edificare nuove strutture, far interagire musicisti di estrazioni diverse:
“Simmetrie nasce in risposta alla mancanza di spazi in cui far convergere realtà diverse da quelle legate ai generi musicali che alimentano il mainstream o da quelle che vengono etichettate come “alternative” ma che in realtà rappresentano quanto di più standard si possa ascoltare in giro. Simmetrie ha anche la pretesa di avvicinare mondi apparentemente lontani, dimostrando che il limite posto dalla categorizzazione dei generi musicali è solo mentale. In questa prima edizione è stato fantastico vedere artisti provenienti da esperienze diverse sforzarsi a trovare un terreno comune in cui dare vita ad una comunicazione bidirezionale capace di far sbocciare fiori dai colori inusuali. Se dovessi tracciare un bilancio di questo primo esperimento direi che è perfettamente riuscito. Questo ci incoraggia ad andare avanti e creare altri spazi per situazioni ibride che, vi assicuro, lasciano sbalorditi. È come mettere un bambino italiano in un parco giochi pieno di bambini di altri paesi e restare lì ad osservare in che modo quei bambini riusciranno a comunicare e a farsi capire tra loro . C’è da rimanere davvero affascinati. E oltretutto in tempi come questi, dimostrare il bello dell’interculturalità è una grande occasione di riscatto da certe tendenze bigotte e oscurantiste”.
– IL FESTIVAL –
Il 17, in apertura, la performance poetico musicale di Channel E3. Sulle onde dei semi modulari Mother 32 e le costruzioni è de-costruzioni di Chapman Stick di Marco Sica, la voce narrante di Lucio Pacifico ha dialogato con il flauto traverso e il filtrato sassofono soprano di Francesco Gallo, osmotico nell’alternare dilatazioni a nevrosi d’avanguardia.
A seguire l’ierogamia nel connubio di elettro-acustica delle macchine e delle mani di Marco Messina e Anna Mancini.
Tessiture, maglie, proiezioni geometriche e incastri, talamo su cui le ritmiche ora serrate ora noise di Messina si sono unite alle gocciolanti e percussive note della Mancini. Un progetto (collaudato) tanto peculiare quanto interessante.
La serata del 17 si è, infine, conclusa con un collettivo baccanale di pura improvvisazione, cuore pulsante che ha visto sul palco sia il duo Messina/Mancini che i musicisti di Channel E3, calando il sipario sul primo atto del festival e su divagazioni e miscellanea di elettronica e jazz.
La seconda serata, quella del 18, è stata sicuramente la più inaspettata. Interamente improvvisata, l’istantanea ha fotografato Maurizio Capone con la sua particolare strumentazione composta da scopa elettrica, tubi, buatta di plastica, cazzuola e Flee (Emanuele Errante e Luigi Ferrara) all’elettronica che hanno rievocato, in chiave contemporanea, l’avanguardia della seconda metà del ‘900, satura di elettronica e di musica concreta di stampo tanto statunitense quanto tedesco e francese. Sui reticoli sonori dei Flee, la viscerale carnalità di Capone ha rubato la scena creando un’esatta sintesi tra l’anima elettronica e la passione della materia. Nel corso dell’esibizione c’è stato spazio anche per la tammorra e la voce di Antonio D’Alisa che ha consegnato il tutto a una dimensione elettro-popolar-folk.
Se il concerto del 17 si può considerare essere stato sotto l’egida del cuore e il quello del 18 di un’anima terrena, la serata del 19 ha celebrato sicuramente il valore della mente, per un evento, a parere dello scrivente, di una cerebrale bellezza.
L’Électronique Guérilla Orchestra, ensemble del Conservatorio di Benevento “Nicola Sala” – Dipartimento Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali, composta dagli allievi: Dylan Iuliano (synt+laptop), Francesco Piscosquito, Valentino Santarcangelo (laptop) e dai socenti Giosuè Grassia (laptop) e Renato Esposito (laptop), ha magnificamente reso palpabile il pensiero elettronico di un’incessante flusso sonoro che, in continue connessioni, ha espanso catene di neuroni verso progettazioni musicale del domani.
L’esibizione dell’Électronique Guérilla Orchestra è stata completata dagli screzi della calda chitarra di Mario Cervini.
Le prime due serate del festival, il 17 e il 18, sono state introdotte dal curato e avvincente dj set di CRSCNZ che ha fatto girare sui suoi piatti un flusso continuo di mille e più sfumature elettroniche passando agevolmente da intriganti droni a beats minimal dub o fraseggi techno ambient, forgiando in definitiva un mood ideale e allineato con la proposta di questa interessantissima esperienza.