Compagni d’etichetta dei conterranei Pan del Diavolo, i VeneziA sono un terzetto composto da Andrea Venezia (voce e armonica), Donato Di Trapani (sintetizzatore, timpani e sonagli) e Roberto Conigliaro (batteria) e questo è il loro lavoro d’esordio – che in parte reincide il materiale del demo Dalle Macerie (2009) – contenente 10 brani caratterizzati da uno stile inquietante, lascivo, etilico, chiaroscurale e teatrale, e da una forma scarna, elementare, nervosa e blues che parte da Tom Waits, R.L.Burnside e dagli one man band delle strade di New Orleans, per giungere ai Bachi da Pietra, a Maltominimarco, Faust’o e alla più oscura tradizione popolare del Sud Italia, tipo i canti notturni di Matteo Salvatore.
Senz’altro gioca un ruolo centrale, nella musica della band palermitana, l’approccio vocale rantolante e sciamanico di Andrea Venezia, laddove la mancanza delle chitarre, ed il ricorso all’originalissima accoppiata sintetizzatore/armonica conferisce al sound un carattere inedito, su percussioni elementari, tra l’altro assemblate dal percussionista Roberto Conigliaro prescindendo da charleston e grancassa.
I testi in italiano trasmettono dunque inquietudine, a causa della narrazione talvolta ambigua accentuata dal tono spoken della voce di Venezia – ‘La Culla’, ‘Whiskey Harp (parte 1)‘, ma soprattutto ‘Mondo di Consumi’, che sintetizza varie sfaccettature dei VeneziA – e se in diverse circostanze fa capolino il garage blues e Bo Diddley – ‘Oramai’, ‘Il Pozzo’, ‘Whiskey Harp (parte 2)’ e l’handclap con armonica e tamburo di ‘Cenere e Fumo’ – si nota in altre circostanze persino qualche riferimento, nel repertorio della band, al post punk depravato al sintetizzatore dei Suicide, e al beat italiano anni 60 (‘Dolce è la Sera’).
Da segnalare l’innovativa iniziativa dell’etichetta discografica dei VeneziA, che ha da poco lanciato la 800A Card, ossia un abbonamento a vita a tutte le future produzioni dell’etichetta che si sottoscrive con 23 euro sul sito www.800acard.it e che rappresenta un’ennesimo segnale di vitalità e fantasia della discografia indipendente, a dispetto delle major che inesorabilmente affondano stancamente con politiche commerciali prevedibili e prive di appeal.
Interessantissima la gamma di vari suoni del synth che Donato Di Trapani ci sottopone nei vari brani, che vanno dall’organo ai suoni valvolari anni 60, fino al dolciastro suono mellotron; il tutto prescindendo da qualunque vistuosismo, badando piuttosto al clima emotivo d’insieme creato. Disco sicuramente non per tutti, ma che farà la gioia di chi è alla ricerca di una via italiana originale al blues.
Autore: Fausto Turi