Scritto e realizzato per Bong Joon-ho – Corea del Sud 2019 2h12mn – con Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Choi Woo-shik, Park So-dam, Chang Hyae-jin. Si è aggiudicato la Palma d’oro della 72a edizione del Festival di Cannes, candidato ai Premi Oscar ne ha vinti 4, tra cui quello di miglior film.
In poco meno di un decennio Bong si è imposto come realizzatore dei maggiori film asiatici. I film prodotti sono spesso commoventi, divertenti e sanguinolenti, vi è sempre sangue che scorre nei film asiatici in genere e i suoi non da meno.
Con questo nuovo opus Parasite conferma che il suo repertorio è decisamente ricco e il suo occhio acuto riesce ad analizzare profondamente la società a due velocità nella quale i personaggi vivono.
Con forza affonda una cinica e chiara critica sociale nei confronti del capitalismo. Guarda caso ci ritroviamo proprio oggi in una bolla (il caso coronavirus) dove il capitalismo impone i suoi diktat. Così nel film – come nella realtà odierna – si narrano ipotesi per la risoluzione di un’emergenza sociale che viene messa alla prova da strategie di politica neoliberista dando un duro colpo ai già precari servizi pubblici attraverso una feroce privatizzazione. Favorendo come al solito gli interessi di pochi che si arricchiranno sempre di più a scapito di molti che diventeranno sempre più poveri. Risultato la differenza tra classi sociali sarà più evidente.
Il lungometraggio è ambientato a Seul città all’avanguardia e super tecnologica, che ha una parte della popolazione che vive sottoterra, invasa da scarafaggi che sciamano negli angoli bui e umidi della città. La famiglia Kim vive in una di queste zone e vive una profonda crisi economica occupando un seminterrato che sarebbe sordido e cupo senza le loro risate incessanti e la loro turbolenza. La famiglia Kim è costretta a rimanere uniti – o meglio stipati – perché lo spazio è davvero poco. Non ha i soldi per pagare una disinfestazione decente per gli scarafaggi e diventa memorabile la scena in cui lasciano aperta la piccola finestra per approfittare della disinfestazione pubblica, perché gratis, rischiando di morire intossicati.
Altra scena che ricalca lo squallore della loro quotidianità è quando riuniti per mangiare davanti alla loro unica finestra vi è sempre un ubriaco intento ad urinare. Tuttavia il bisogno e la promiscuità non sembrano superare la tenerezza familiare. Il suo clima è immerso in uno strato di giovialità e ilarità, hanno sempre una scusa per ridere. Con loro ogni momento sembra critica sociale. Si naviga tra satira cigolante, commedia speziata e thriller un po’ surreale. La storia messa magnificamente in scena riesce a trasmettere un senso di forte angoscia e nello stesso tempo di tenerezza. La radiografia del nostro tempo è sorprendente, l’intrigo è reso in maniera egregia grazie a un cast eccellente, a partire dal solito complice Song Kang-ho. Mai come in questo periodo questo film sembra uno specchio futurista a larga scala. In piena pandemia di Coronavirus diventa grandioso e divertente. Lottano in coro per assemblare tonnellate di scatole per pizza (il piccolo lavoro del momento), corrono nei quattro angoli del buco che occupano alla ricerca di una debole wifi rubato a un vicino più facoltoso.
Ci vorrebbe quasi un miracolo per scollare la famiglia Kim dal male in cui versano. E accadrà. Un ex compagno di classe offrirà di sostituire Ki-woo (il fratello maggiore) per lezioni di inglese con la ricca famiglia Park. Non è un atto disinteressato, “l’amico” segretamente innamorato della sua allieva, decide di affidarla all’unico essere che non è in grado di metterlo in ombra, al più squallido dei suoi amici. Indipendentemente da ciò, questa è un’opportunità inaspettata! La famiglia Kim è impaziente, indaffarata, cerca un vestito per il figlio, producendo grazie alle capacità grafiche della sorella
un impeccabile falso diploma.
Kim-Woo entra nella sontuosa dimora dei suoi futuri datori di lavoro. Il loro arrogante giardino verde sembra galleggiare sopra le ristrettezze del mondo povero, come un’isola paradisiaca. Sicuramente anche il cielo dei ricchi è più blu. Nella casa di questo architetto non manca il gusto, tranne forse la governante proibitiva allergica alle pesche e il capriccioso ragazzino che si prende per un indiano. La signora Park si rivela stravagante, la ragazzina Park deliziosa, il Signor Park più che amichevole. Tutti hanno la naturale facilità delle classi superiori. Nessuno immagina che questo giovane discreto abbia appena messo piede nella porta e che l’intero stormo di Kim si unirà a lui gradualmente, usando stratagemmi diabolici. Tutto andrebbe per il meglio se, sopra la testa di ogni Kim, non galleggiasse uno strano profumo indelebile. L’odore della povertà li tradirà. Con il disprezzo di classe, più che mai presente, si verificherà un caos esplosivo senza delusioni! La storia delirante di questa favola contemporanea lascia decisamente il segno e invita alla riflessione.
autrice: Rosita Auriemma