Uno spettacolo forte, intenso, diretto, tanto poetico quanto narrativo ma sopratutto profondamente contenutistico nelle liriche ed esatto nelle musiche, si è mostrato Triste solitario y final, a firma di Pierpaolo Capovilla e Nicola Manzan, andato in scena il 26 gennaio 2024 all’Auditorium Novecento di Napoli e targato Rockalvi Festival, Auditorium Novecento e Main Out.
Un’esibizione che ha trasceso sia la forma canzone che quella teatrale per collocarsi su di una linea trasversale, tagliente e totalizzante in cui il cantato si è fatto parola e la parola canto.
Capovilla, con rara maestria, ha restituito al pubblico l’estemporaneità ed unicità della dimensione live in un dialogo che si è reso ecumenico quando ha trattato tematiche legate alle drammatiche storie di Francesco Mastrogiovanni e di Emidio Paolucci e che si è sublimato, con intima emotività, nel finale dedicato all’amico scomparso Tom Dreyer con “La Canzone di Tom”.
Pregevoli le tessiture musicali di Nicola Manzan che, con chitarra, violino e harmonium elettrico, è stato coprotagonista e seconda “voce” narrante in note, quest’ultime perfette sia nelle parti di accompagnamento che nelle parti soliste, capaci di contemperare con equilibrio l’eleganza e l’essenzialità con la completezza; un Manzan che ha dimostrato come un solo musicista possa essere più completo di un ensemble esteso.
Con il senso di forte responsabilità politica e sociale che lo contraddistingue, Capovilla ha poi posto, nel corso della serata, ripetutamente l’accento su tematiche di costante attualità legate alla libertà e all’eguaglianza, rimarcando come basterebbe anche solo applicare la nostra Costituzione per costruire una società giusta.
Menzione particolareggiata per il pubblico presente che, con il suo religioso silenzio, come evidenziato anche dallo stesso Capovilla, ha contribuito a rendere unica e grande la rappresentazione.
Dopo lo spettacolo, in un confronto diretto, Capovilla ha ulteriormente sottolineato come sia compito, necessario e urgente, della canzone e della musica di operare artisticamente per contribuire a ridare una speranza per il futuro alle nuove generazioni, funzione che purtroppo si è andata perdendo negli ultimi vent’anni e che oggi si palesa nell’indifferenza verso questioni di interesse generale, come da ultimo nei confronti della tragedia che sta colpendo il popolo palestinese.
Si può quindi, con serenità d’animo e onestà intellettuale, dire che quanto vissuto con Triste solitario y final il 26 gennaio abbia, in termini emotivi e umani, ridato la giusta dimensione alla musica e all’arte nel loro più alto valore.
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