A otto anni da “Wei Wu Wei” Roy Paci da seguito al suo progetto CorLeone. La sperimentazione jazz-core ha fatto sempre parte del Dna del noto trombettista era in stand-by, preso dai numerosissimi impegni nei quali l’eclettico siciliano si è imbarcato negli ultimi anni. Paci ha realizzato “Blaccahéneze”, che in dialetto abruzzese significa casino/bordello, perché aveva l’esigenza di esprimere i suoi nuovi orizzonti musicali, frutto delle numerose collaborazioni e amicizie con artisti italiani ed internazionali con i quali ha collaborato lungo la sua intensa carriera.
In effetti in questo disco si sente poco l’eco del jazz, che era maggiormente presente in “Wei Wu Wei” o nell’altro progetto Trionacria, in quanto Rot ha preferito optare per una patchanka non etnica ma nella quale vengono miscelati jazz-core, prog, musica bandistica, post-punk.
Il disco si apre con gli otto minuti e mezzo di “Cinematic conventions of murder”, brano straniante, scheggiato ed in progressione, che prima si apre ad un prog impuro che si evolve verso il funk e poi vira, dopo diversi cambi di registro stilistico, verso il metal e poi verso il jazz-core stile Naked City.
“Moshpit comedy” è strutturato su una ritmica ipnotica nella quale convivono Led Zeppelin e Queens Of The Stone Age, sulla quale il trombettista ed i suoi collaboratori si inerpicano con molte variabili. Il terzo brano, “Lookin for work” miscela con maestria malinconica jazz e blues, mentre in “Double threesome” convivono con somma gioia i fantasmi di Daniele Sepe e di The Ex.
Un rullante bandistico introduce la dialettica “Umuntu ngumuntu ngabantu” nella quale le sonorità degli ultimi (ancora) The Ex sono presenti, anche se la tromba ‘elefantiaca’ del nostro abbandona il post punk per momenti epici che prevedono anche sprazzi di folk latineggiante ma mai ben definito.
“Tromba loeil reloaded” è malinconica e sottotono per la prima metà mentre nella seconda parte esplode. La conclusiva “Budstep infected” è un electro-jazz nel quale si omaggia il più grande, Miles Davis ed alcuni dei suoi figli ed echi dei primi Zu, band con per la quale Roy gettò le basi per il loro percorso internazionale.
A parere di chi scrive “Blacchénze” è il Roy Paci che si vorrebbe sempre sentire, il migliore!
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autore: Vittorio Lannutti