Dalla bella Val Camonica non solo polenta alle castagne, pizzoccheri e vin brulè, ma anche i temporali e le saette dei Jena, con un grande official, Womandile, dieci tracciati minati di stoner con origini Southern, lisergie e blues “metallizzato” che fanno fuoco e fiamme dentro e fuori l’impianto stereo.
Il quartetto si pone subito fuori dalle sterili riletture di settore, il loro è un groviglio personalizzato di distorsori, paludi d’Alabama, alligatori e loud a palla che dettano legge, una tracklist farcita di vibrazioni, deliri e possessioni heavy che ti rimane tatuata nella pelle come una stupenda malattia fuzzata. Una profondità costante di elettricità che riesuma fasti di QOTSA Atrain, cortocircuiti alla Zakk Wylde Eyes of the war, stupendi e infernali fustigazioni di pelli e pedaliere alla Pantera Bounty hunter, tutti sintomi stilistici per captare appieno l’essenza di questi Jena, inesorabili e spietati nel forgiare un “sound” che maledettamente si fa piacere in tutta la sua maestà hard.
Dopo il delirio d’anima di The spark e la parentesi elegiaca e drogata dalla spiritualità AINC Red blooded sun, è tutto un fuoco incrociato di splendori louddy, specie con la ballata roady di stampo ZzTop Dreaming Van Cleef che trascina l’immaginazione al fondo di quell’America di saguari, libertà e ideali infranti. Jena? Buona la prima!!
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autore: Max Sannella