Gruppi come i Songhboy Blues fanno ben sperare per vari motivi: per il futuro del rock’n’roll, per la lotta ai fondamentalismi religiosi, per la coscienza politica dei giovani e soprattutto per il combat rock. “Optimise” è il loro terzo album, un titolo coraggioso in quest’epoca di incertezze globali. Parliamo di un disco di ottimo rock’n’roll che affonda le radici nel blues maliano. Il Mali, che ha dato i natali ad Alì Farka Touré, Tinariwen, Tamikrest e Songhoy Blues stessi, è anche una terra profondamente martoriata da incertezze politiche, colpi di stato e conflitti etnici. Infatti il gruppo è nato nel 2012 in seguito alla fuga dalle loro case perché i jihadisti ribelli presero il controllo del nord del Mali mettendo fuori legge tutta la musica.
In questo disco il quartetto africano si è posto l’obiettivo di denunciare la gestione corrotta del continente africano in generale e del Mali in particolare, sperando in una rinascita pacifica del loro paese, e del continente, e nella sconfitta dell’estremismo religioso. Gli undici brani in scaletta sono tutti scoppiettanti, caratterizzati da una base funky-blues che prende diverse direzioni, dall’afro-rock di “Bon bob” ai richiami all’asse Deep Purple-Led Zeppelin della carica “Bambala”, passando per i momenti decisamente più vicini alla ballata con “Kurfo” e di “Kouma”, per giungere ad osare nel pop-rock di “Worry”. Lasciatevi trascinare dalla carica di queste quattro speranze di pace, libertà e rock’n’roll!
autore: Vittorio Lannutti