Da ascoltare necessariamente in cuffia, unica alternativa ad un impianto di serie A, questo terzo lavoro dei Katap, band punk-rock elettronica partenopea, non sembra mancare proprio niente: psichedelie blueseggianti e batterie elettroniche, contaminazioni sonore che approdano addirittura in zona Radiohead, vorticando intorno a zone ancora poco esplorate, un viaggio mentale che inizia con un sogno (Dream, open track del lavoro) e prosegue con visioni sciamaniche (“Do you know my future?” da Spotlife) fino ad arrivare alla dolce violenza di matrice Planet Funk, di Feel next to.
Uno stream of consciousness facile da intendere già dal nome della band, trasposizione pseudoitaliota di cut-up, taglia e incolla, che in fin dei conti fa dannatamente il suo effetto, integrando sonorità lontane tra loro, tenute insieme dall’onnipresente synth che riesce a rendere Bullet un lavoro piuttosto completo ed omogeneo, sotto tutti i punti di vista. E se non bastassero le tonalità calde ed il pulsante basso di Berlin (probabilmente uno dei brani migliori e più curati dell’intero album), ci pensa il totale cambio di scena di Notorious Heart, traccia di chiusura completamente in controtendenza, a segnare una invalicabile parete divisoria con l’esterno.
Solo piano e voce accompagnano i tre minuti finali di Bullet, consacrandolo definitivamente a ruolo di album della maturità e precursorse dei sicuri (ma piacevoli) futuri cambiamenti della band. Ma per adesso ci basta questo proiettile e c’è davvero da esserne felici.
Autore: A. Alfredo Capuano