Anche se il disco è stato concepito e registrato nella sua camera da letto nelle campagne a sud est di Londra, non vi sono affatto allusioni sessuali o luci rosse in questo lavoro. Piuttosto per Peter Broderick, cantautore multistrumentista e sperimentale per eccellenza, è un ritorno al minimalismo, stile da lui preferito anche se nella sua discografia ormai si trova di tutto, dal rock all’elettronica (soprattutto quando era con gli Efterklang) e dai dischi solo voce e piano o solo voce e violino fino al folk più notturno. Stavolta, in questo Blackberry, Broderick decide di rendere omaggio alla natura e alle cose semplici, e come sempre nel suo stile, decide di farlo non solo nei testi ma anche nel packaging e nella confezione generale del disco, che appunto è stato concepito e scritto di fronte ai boschi dalla finestra della camera da letto (“Experimental-Bedroom-Folk-Pop” lo definisce lui scherzando), e vede partecipare, nell’ultima traccia, Wild Food, la moglie Brigid Mae Power e il suo figliastro Sean Power, quasi a voler ribadire il messaggio del disco che è famiglia, natura, semplicità.
La prima traccia è peraltro una sorta di Don’t Worry be Happy del XXI secolo: Peter invita alla calma e all’ascolto con Stop and Listen, poco più di uno scherzo musicale, mentre molto seria e densa è But, lunghissima e alternata nelle sue melodie.
Il disco, masterizzato da Barry Grint è tutto completamente suonato da lui, che si diverte a usare tutti gli strumenti possibili, finanche la sola voce come per metà canzone in What’s Wrong With A Straight Up Love Song. Molte tracce sono brevi e scherzose, come l’Ode to Blackberry che dà il titolo al disco, anche se, afferma Peter, “è con totale serietà e grande riverenza che quest’album è dedicato al Blackberry [frutto di bosco tipico delle campagne irlandesi dove lui ha una casa da tempi recenti]. In un periodo in cui gli umani devono affrontare l’impatto delle loro azioni sull’ambiente, ho fortemente deciso di rapportarmi ai nostri paesaggi locali. Anche nei nostri paesaggi urbani, il blackberry simbolo della resilienza continua a ricordarci da dove veniamo”.
Distribuito e prodotto da Erased Tapes, è uscito in versione digitale ad agosto (Broderick ama la diffusione via canali informatici dei suoi prodotti, nonostante il richiamo alla natura) e esce ora in ottobre in versione fisica.
Mai soddisfatto di essere etichettato in un genere, Broderick ha sempre spaziato dal gospel al soul, dallo spoken word al beat boxing, fino a toccare il folk, il rock e la musica classica e neo classica. E qui si trova come in altri dischi il frutto del suo sperimentalismo. Anche se il tono è rilassato e la tendenza è minimalista, e quasi tutto il disco è in acustico. Non c’è mai una vera tensione musicale, ma non bisogna pensare che sia tutto cazzeggio: in Let it Go o The Niece per esempio Broderick mette in mostra tutto il suo ormai rinomato talento lirico e polistrumentale, anche se è chiaro che questo album vuole essere una pausa scherzosa (e forse anche troppo frettolosa) nella sua discografia che conta capolavori molto studiati come How they Are, e il precedente Colours of the Night, di tutt’altro spessore. Ma Broderick è così e ci ha già insegnato a non intrappolarlo mai, del resto la numerosità delle sue collaborazioni (Efterklang, Nihls Frahm, Rival Consoles, David Allred) mostra la sua voglia di non fermarsi mai a una definizione.
Quindi prendiamo Blackberry per quello che è: un’ennesima tappa del suo instancabile cammino musicale
autore: Francesco Postiglione