Tenervi aggiornati sugli artisti più rappresentativi del music-biz è senza dubbio una prerogativa di Freak Out, così come farvi (ri)scoprire band o solisti che, pur non rientrando nella categoria dei grandi numeri, sono stati capaci di segnare, a loro modo, l’evoluzione del rock o di altri generi. In questo caso la nostra attenzione si concentra sugli inglesi Loop. A cavallo tra la fine degli anni 80’ e l’inizio della decade successiva, il combo britannico capitanato da Robert Hampson (voce/chitarra) mise in commercio una triade di dischi – “Heaven’s End” (1987), “Fade Out” (1988) e “A Gilded Eternity” (1990) – calamitando l’attenzione attorno a sé per via di un sound in cui convivevano influenze psichedeliche, shoegaze e kraut-rock, facendo sorgere paragoni con My Bloody Valentine e Spacemen 3.
Dove la formula dei Loop si rivelava in modo trionfante era durante i concerti, in cui spingevano il volume sonoro al limite del possibile, creando una pressione sonica raramente udita. Una serie cause, purtroppo, li portarono al rompete le righe nel 1991. Da allora non si hanno avuto più notizie dei nostri sino al 2009, anno in cui ripubblicarono in cd l’intera discografia rimasterizzata.
Solo nei primi mesi del 2013 si sono riformati ufficialmente e da quel momento sono emerse varie notizie che li riguardano. Oltre ad aver ristampato in vinile “A Gilded Eternity”, tramite la loro etichetta Reactor, di recente il quartetto albionico è stato nominato curatore artistico del novembrino festival londinese “All Tomorrow’s Parties – End of an Era (Part 2)”. In più a breve i Loop, in formazione pre-scioglimento, ossia Hampson più Scott Dowson (chitarre), John Wills (batteria) e Neil Mackay (basso), partiranno per una tournèe mondiale che in Novembre farà tappa in pure in Italia:
25/11 Roma – Circolo degli Artisti
26/11 Jesi (An) – s.c.a.TNT
27/11 Torino – Spazio 211
28/11 Bologna – Locomotiv
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