In una recente intervista rilasciata al settimanale Musica di Repubblica, Joe Henry ripropone (a chiari intendi) la sua estraneità a tutte le logiche del “buon”gossip dribblando (per l’ennesima volta) la consueta domanda sul rapporto di parentela che lo lega alla signora Ciccone “alias” Madonna, “ E solo mia cognata, oggi ha solo scarpe più eleganti, come me”.
Afferma la verità questo menestrello venuto dalla California, con il pallino collaudato del buon songwriter americano, con un piede su Waits e l’altro sull’high-pop. Scarpe eleganti che appoggiano su substrati sonori sintetici è raffinati. Il concerto della Salumeria (noto club jazz meneghino in zona Ripamonti) è una sintesi di tutto ciò. Si comincia con “This Afternoon”, brano d’apertura dell’ultimo album “Tiny voices”, un autentico capolavoro della oramai ventennale carriera di Henry. Una ballata elegante e intimista spesso caratterizzata da incursioni minimal-rock tipiche della chitarra di Joe. Poi man mano “Trampoline” dell’omonimo album del ’96, e piccoli gioielli come “Stop” dello scorso lavoro “Scar” (album che diede la svolta alla carriera di Joe).
Ispirato e quieto Henry fa vivere in poco più di novanta minuti il succo della sua carriera, caratterizzata da infinite svolte sonore che partono dall’adult country, per arrivare ai confini del jazz passando per il pop rock e l’american-folk.
L’omonima “Tiny voices”a metà concerto, e “Dirty magazine”quasi alla fine è quello che di più energico Joe riesce a combinare, in uno spettacolo che possiede le strumentazioni ideali per un concert-rock, ma che non si allontana minimamente dalle strutture cantautoriali e malinconiche di un pop adulto e sopito.
Una performance convincente e asciutta, frutto deliberato di questo strano artista amico di Don Byron e di Marc Ribot (collaboratori efficaci in “ Tiny voices”oggi e in “Scar”ieri) cognato di Madonna e nemico di Bush.
Una serata di buona musica, come capisce bene il nostro Vinicio Capossella presente fra il pubblico in veste di manager poetico-etilico…… questo è solo buon gossip….”
Autore: Luigi La Delfa