Appare forse esagerato parlare di elettronica, o di rock, per Strangers, nono album in dodici anni della sirena folk di Boston Marissa Nadler. Le 11 track del nuovo album sono pur sempre canzoni folk, sussurrate e evanescenti come fantasmi in brughiera, come Marissa è solita regalare. Tutto in lei è sempre bianco e nero, nebbia, malinconia gotica e atmosfere da Cornovaglia. Tuttavia mai come in questo album la strumentazione si fa raffinata, attenta, e sperimenta drumming, loop elettronici, e addirittura soluzioni da post-rock come riverberi e sottofondi. Merito forse del sodalizio già avviato in precedenza e qui confermato con Randall Dunn, sta di fatto che Strangers appare l’album più musicale e “evoluto” di questa cantautrice, senza che si ceda di un passo al commerciale o al pop.
Le sue canzoni restano infatti praticamente prive di ritmo, e in questo caso anche del consueto ritmo folk dato dalla chitarra acustica. Abbiamo la sua voce, evocativa come al solito, e diverse soluzioni strumentali, da quelle più tipicamente breton-folk (echi di chitarre mescolati) di Katie I Know o Skyscraper, a quelle più originali e sorprendenti di Hungry is the Ghost, in assoluto la traccia più rock, affascinante e nuova di questo disco, o della titletrack Strangers, che evade dai ristretti confini del folk per assumere i contorni di una nenia universale, o alle soluzioni di tastiera come in All the Colors of the Dark. Fino alle cose più “pop” (ma qui le virgolette ci vogliono proprio) forse da lei mai prodotte, come Waking o il singolo Janie in Love, con cui forse la Nadler intende rilanciarsi al di là del suo genere canonico, immediatamente compensate dal minimalismo del rigoroso voce-chitarra di Dissolve.
In tutti i casi, la voce magnetica di Marissa campeggia come una sirena incantatrice, e sussurra di tristezze universali e smarrimenti esistenziali, quasi sempre concentrati su figure femminili (Katie, Janie di Janie in Love, o Diane di Shadow Show Diane).
Complessivamente un album difficile, come al suo solito, tutt’altro che mainstream, suggestivo, evocativo, ma tale da richiedere anche sforzo di concentrazione e ascolto attento per catturarne tutta la magia senza farsi travolgere da una prima, iniziale, impressione di noia e lentezza. Un disco per palati fini.
www.marissanadler.com/
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autore: Francesco Postiglione