Non è stata quella corrente un’annata indimenticabile per la musica nostrana in quanto a uscite discografiche. Sicuramente non siamo sui livelli dell’anno passato, quando sono stati licenziati dischi ottimi da formazioni più (Massimo Volume) o meno (Marnero) navigate e molte sorprese si sono fatte largo nella scena, Soviet Soviet e In Zaire, per fare due nomi. Bene, tutto questo è innegabile. Tuttavia non deve ridimensionare il fatto che questo “Rapsodia Satanica”, sesto album dei Giardini Di Mirò, sia indiscutibilmente una delle uscite italiane migliori del 2014. Non deve ridimensionarlo perché l’esperienza di uno dei gruppi più atipici e rappresentativi insieme nell’universo underground nostrano ha partorito un lavoro ottimo, che ondeggia tra spleen e dilatazioni che disorientano, tra profondità e ricami narcotici.
Li ho visti, l’anno scorso, esibirsi in un bugigattolo fiorentino e l’ascolto di “Rapsodia Satanica” mi riporta a quella sera. I Giardini, come sempre, avvolgono, cullano, dirigono chi sta di fronte nei meandri più cupi, mai terrificanti, e lo conducono in un breve percorso ai limiti dell’onirismo, fino a quando rispunta uno spiraglio luminoso. Troppo caldi per essere inclusi nel filone della darkwave e troppo sofisticati per rientrare nella lista dei revival wavers, sembra impossibile trovare affinità con altri complessi, soprattutto se limitiamo la ricerca alla sola scena alternativa italiana. Insomma, sarà lo stile decisamente classicheggiante che caratterizza le composizioni, sarà per i suoni estremamente evocativi, ma non paiono portarsi dietro alcuna parentela. Piuttosto, il flusso unico dei loro lavori è frutto di un’originale rielaborazione di mille impulsi che costruiscono arpeggi inquieti e ripetuti e plasmano suggestivi crescendo di intensità.
“Rapsodia Satanica” è il titolo di un film del 1917 di Nino Oxilia, da cui la band ha preso ispirazione per comporre le sei tracce in cui, perciò, si rincorrono fantasmi e figure tetre, tanto da rievocare scenari infernali. Non è il primo esperimento di questo tipo condotto dai Nostri. Già cinque anni fa, pubblicarono “Il Fuoco” rifacendosi all’omonimo film di Giovanni Pastrone, e nel 2005 composero la colonna sonora di “Sangue – La morte non esiste”. In quest’ottica comprendiamo meglio i caratteri di Rapsodia: la delicatezza e la teatralità delle composizioni orchestrali che rievocano la finezza del cinema muto (a cui appartiene il film di Oxilia), le tracce polverose che richiamano i cunicoli infernali e le tenebre da cui sembra intravedersi Lucifero. Così, .I è una perfetta traccia d’apertura per entrare nel clima del disco, .III è una ballata disorientante, come camminare in miniere sotterranee senza una meta. .VII rimane sullo stesso tema, mentre .XIII miscela le carezze dei violini a discese nell’oscurità, costruendo l’episodio migliore del lotto. I fremiti di .XVII sono i più luminosi e conducono alla chiusura affidata a .XXI, traccia caotica, inquieta e narcotica allo stesso tempo.
Perciò un altro ottimo lavoro di una delle band migliori del nostro panorama. Non che ci stupiscano. Non che ce lo dovessero dimostrare.
autore: Simone Pilotti
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Rapsodia Satanica – Giardini di Miro’ – trailer from 2P on Vimeo.