Il 6 luglio del 2013 hanno riempito l’Olimpico regalando ai fan un mix di ottima musica e memorabili effetti scenografici che finirono per essere la sceneggiatura del film “Live At Rome Olympic Stadium” uscito nelle sale italiane il 12 novembre dello stesso anno e poi pubblicato anche in DVD.
A distanza di poco più di due anni, i Muse sono tornati in Italia, sempre nella capitale, il 18 luglio e questa volta hanno scelto il Rock in Roma per la loro unica data italiana. In apertura c’erano i talentuosi Nothing but thieves , anche loro inglesi. Degni di questo onere, la support-band ci ha proposto inediti dal tocco fresco e giovane, come il singolo “Itch“, brano che ha ricevuto già tanti onori dal video assolutamente accattivante. Tre ragazzi giovani con molta strada da fare ma che tra qualche anno saranno sicuramente al passo di Bellamy e co.
Cambio palco caratterizzato da grande attesa e piacevole ansia subito interrotta dalla brusca apertura con “Psycho“, nuovo singolo della band britannica tratto dall’ultimo album Drones . L’inizio-bomba fa esplodere i quasi quarantamila delle Capannelle. I Muse hanno alternato brani appena sfornati a quelli più amati di sempre come “Hysteria“, “Plug in baby” o la più ballabile “Starlight“, che obbligano il pubblico a cantare sempre di più ad ogni live. L’ultimo lavoro di Matthew Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard pone l’essere umano in una situazione di alto rischio e la fine del mondo non sembra molto lontana: le macchine prenderanno il sopravvento fino ad abbatterci del tutto, anche se potremmo essere già morti dentro come Bellamy canta in “Dead inside“. Il nuovo album Drones è stato concepito per farci aprire gli occhi?! Non sarebbe la prima volta che i Muse affrontano temi impegnativi, del resto, vengono considerata la band apocalittica per eccellenza.
A differenza di The2ndlaw, Drones preferisce uno stile più variopinto o,se preferiamo, annacquato e pretenzioso a quello elettronico, sperimentale e riuscito che ha caratterizzato il penultimo album della band, così il concerto è risultato più monotono, con meno virtuosismi, con atmosfere ripetitive anche se più diretto,con meno fronzoli e coreografie.
Sarebbe stato stimolante, tuttavia, ripescare e inserire nella scaletta brani come “Unsustainable“; allungare la setlist con “Explorers” o “Survival”, ci avrebbe permesso di apprezzare ancora di più la bravura di Bellamy anche quando si tratta di mettere le dita sul piano. Piacere che abbiamo potuto godere nella sola “Apocalypse Please“.
Non è mancata qualche polemica indirizzata all’organizzazione, rea, secondo alcuni, di non aver adeguatamente dimensionato l’impianto che, a dir la verità, ha dovuto fare i conti con il molto vento presente (per nostra fortuna!) quella sera.
Anche la scelta di allestire il palco con soli due maxischermi sono stati tacciati di insufficienza dai fans più esigenti. La bravura artistica dei Muse insieme all’immenso calore del pubblico hanno comunque reso questa data fantastica.
Si arriva al bis, forse un po’ avaro, con la sempre elettrizzante “Madness”, la nuova e criticatissima “Mercy” e il must indiscusso, almeno a queste latitudini: “Knights of Cydonia” anticipata dal capolavoro di Ennio Morricone “Man with a Harmonica“.
Lo spettacolo offerto (mica tanto a giudicare dai prezzi dei biglietti!) dai Muse, a dispetto delle critiche sempre più feroci che subiscono, album dopo album, riesce comunque ad arrivare al profondo dei nostri sentimenti e difficilmente dopo un loro concerto torni a casa senza emozioni. Restano una squadra che merita di essere apprezzata live perché l’effetto è stupefacente, danno sempre l’idea di avere tutto sotto controllo, non sbagliano mai una nota o un accordo. Speriamo che ripassino dalle nostre parti il più presto possibile, soprattutto per chi non ha ancora avuto la possibilità di goderseli. Keep on rocking !
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autrice Lorena Ceraso