Il quinto album dei Vetiver arriva nel bel mezzo dell’estate, delicato e sincero, attento a non dare troppo nell’occhio, ma deciso a far breccia nel cuore dei fan.
Sembra che qualcosa sia cambiato rispetto a a un paio di anni fa, ed Andy Cabic non fa niente per nasconderlo, realizzando un lavoro tanto interessante quanto sfuggente.
“The Errant Charm” è un’esplosione folk che assume forme sempre diverse e nuove, senza mai staccarsi dalla vena languida e sognatrice che ha caratterizzato nel tempo il sound folkeggiante dei Vetiver.
A distanza di due anni dall’album “Tigh knit” le cose sembrano essere cambiate; dopo le frequenti collaborazioni in passato con Devendra Banhart la band californiana intraprende la strada sperimentale a tutto campo.
Contaminazione sembra la parola adatta: una ricerca dei suoni che sembra sfociare nel rock anni Settanta, per poi deviare verso il soul e ancora una volta sorprendere con qualche accenno elettronico solo sfiorato.
Ed è qui che potrebbe iniziare il dibattito tra chi interpreta questo “salto nel vuoto” come un coraggioso viaggio di iniziazione verso nuovi suoni e chi invece non vede altro che un mosaico disordinato di tentativi malriusciti.
Ma forse i puristi e i rivoluzionari è meglio metterli da parte per questa occasione: in tempi come questi è sempre un piacere riuscire ad ascoltare, traccia dopo traccia, un lavoro che sia in grado di premere sul cuore, anche se probabilmente riuscirà a farlo solo per un pomeriggio.
La facilità di ascolto di “The Errant Charm” diventa palese già dalla seconda traccia “Worse For Wear”: suoni morbidi e sussurrati alla ricerca del refrain pop che si intrecciano alla perfezione con la successiva “Can’t you tell”, nonché primo singolo da stagione uggiosa e mutevole.
Il viaggio sonoro continua tra alti e bassi, avventurandosi tra languide melodie (“Hard To Break” e “Fog Emotion”) e pezzi folkeggianti come “Right Away” fino a giungere ad un punto di collisione che ha il sapore di qualcosa nettamente più rock come “Ride ride ride”.
“The Errant Charm” dei Vetiver sembra esser un viaggio a ritroso verso qualcosa di indefinito e poco tangibile, una meta ancora lontana da raggiungere, ma come si dice in questi casi, è il viaggio che conta, e quello risulta estremamente appagante.
Autore: Kei Alfano