Se mai ne aveste l’occasione, come comincereste un’intervista a Jack White (frontman dei White Stripes)? Parlereste del suo nuovo album? Chiedereste per la miliardesima volta il rapporto che c’è fra lui e Meg (la batterista)? O forse andreste sul politico chiedendogli cosa ne pensa dell’attuale situazione americana? Ecco, se aveste fatto una di queste domande, probabilmente non potreste mai essere chiamati a scrivere per The Believer.
Ovvero, una delle riviste più cool, alternativa e seguita del panorama letterario americano. Fondata da Dave Eggers (quello de “L’opera struggente di un formidabile genio”, pubblicato in Italia da Mondatori), scrittore con forti intuizioni a livello di marketing (se non sapete cosa sia, cercate informazioni su McSweeney’s, ad esempio), e con forte vocazione sociale (826 Valencia), in The Believer “si alternano interviste, brevi saggi, fumetti, recensioni varie…”.
Il virgolettato è della bandella (?) di The Believer/1 (traduzioni di Flavia Abbinante, Francesco Pacifico, Lorenza Pieri, Martina Testa e Paolo Bernagozzi, 240pp, 22€), ovvero il primo di una triade del meglio che questa rivista ha prodotto dal 2003, anno di nascita, ad oggi, scelto con cura da Massimo Coppola, ovvero il direttore editoriale della ISBN Edizioni.
Ormai la scelta di tradurre riviste sta prendendo sempre più piede, basta vedere quello che ha fatto e sta facendo Minimum Fax con Granta e quello che farà con Mc Sweeney’s, quindi ben venga la traduzione italiana di riviste, che però non sia la mera riproposizione di qualunque rivistetta d’oltreoceano, ma una seria e mirata selezione. Probabilmente, infatti, è anche tra le pagine di queste riviste, spesso più che su romanzi e racconti, che troviamo idee e riflessioni interessanti su una delle culture più importanti e pervasive, soprattutto qui in Italia.
Per tornare alla domanda iniziale, The Believer ha praticamente fatto un’intervista, non al musicista White, ma all’ex tappezziere, quindi non vi aspettiate di trovare curiosità sulla loro musica, ma al massimo su come rifare la tappezzeria del vostro divano.
In questi articoli potrete trovare la storia di Werner Erhard, ex commerciante di enciclopedie, che partendo da un’intuizione, che in seguito si scoprirà geniale, fonda l’Est, un’organizzazione di autoconsapevolezza e miglioramento del sé; una storia che arriva fino ai giorni nostri e che nasconde le speranze e i timori di un popolo. O potrete trovare un’interessante e divertente intervista di Salman Rushdie a uno dei più geniali registi attuali, Terry Gilliam.
Scoprire, se non lo sapete ancora, chi è David Rees, leggere un’intervista epistolare e “manipolata” di Dave Eggers a David Foster Wallace sul libro che quest’ultimo ha dedicato alla matematica (questa, però, già vista qualche tempo fa), o una di Ben Marcus a uno dei maggiori narratori americani, George Saunders. Potreste scoprire cos’è il Camp Trans, nato in alternativa al Michigan Womyn’s Music Festival. Insomma potrete scoprire un po’ di cose nuove, approfondire personaggi che già conoscete (altro esempio è l’intervista a David Byrne) o mandare affanculo anche i prodotti più indipendenti dell’imperialismo americano (ma c’è ancora qualcuno che scrive a questo modo?).
Giusto per tenerci aggiornati su questa casa editrice, segnaliamo anche uno “spin off” di The Believer/1, ovvero E vai con la guerra!, sottotitolo Armi di derisioni di massa, (traduzione di Guido Baldoni, 120 pp, 13,50€,), la striscia di clip art creata dal Rees di cui sopra, che mette in ginocchio la guerra americana al terrorismo. All’immobilità (voluta) dei personaggi fa da contraltare una scrittura sempre in movimento che si fa forte di un forte gergo hip hop (la striscia comincia con un personaggio che dice “Ma vieni! L’Operazione: Enduring Freedom è in da house!”), come dichiara lo stesso Rees nell’intervista a The Believer. I personaggi sono dei normalissimi impiegati d’ufficio, che poi era il lavoro di Rees mentre scriveva le prime strisce, che dibattono tra loro sulle varie vicende che girano attorno al terrorismo.
Si parla di Afghanistan, antrace, di Dick Cheeney, di pulizia etnica, e lo si fa sempre in maniera sarcastica e volutamente volgare. Come sottolinea Colson Whitehead nell’introduzione, i personaggi “non imparano niente da una striscia all’altra – anzi, sprofondano sempre più nel pantano dell’idiozia, attirati dall’ultimo servizio catastrofico in tv. Ibernati nell’ignoranza. Paralizzati dalla fragilità”. Battute geniali (parlando d’antrace : “Ehi! Anche a me piace una buona, cazzuta Operazione: Enduring Freedom, ma non ci capisco più un cazzo! Tutto d’un tratto il mio cazzo di postino è un Eroe in Prima Linea nella Guerra al Terrorismo! Mia figlia vuole vendere biscotti per aiutare la gente che mio nipote sta bombardando, cazzo! Dovrei aiutare l’FBI a mettere insieme indizi e risolvere crimini? SONO UN PERITO ASSICURATIVO, NON IL FOTTUTO ISPETTORE GADGET! Chi si occupa di questa merda?”) si alternano a distruttive prese di coscienza. Da avere se adorate i fumetti satirici, e volete rafforzare la vostra idea su quanto sia sbagliata la politica estera USA.
PS come si può non volere, anche se solo per un attimo, bene, a un editore che ha il coraggio di mandare in stampa l’antimeridiano (è appena uscito il secondo volume) di un grande autore dimenticato come Bianciardi?
Autore: Francesco Raiola
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