Ancora sazi di “High Society” e “Hocus Pocus”? Troppo poco perché il vulcano creativo di John Schmersal si plachi. E se non si tratta di materiale nuovo, sia data voce al passato di piccole grandi gemme inedite: “Lost Marbles and Exploded Evidence”, a voi lo “smallest hits” degli Enon.
Come detto, i due album citati in apertura potrebbero anche bastare fino al nuovo album vero e proprio. Anche se gli esiti di vendita non sono soddisfacenti – non ho i dati alla mano ma ci scommetto… – gli Enon sono, concretamente, la band più pazza, eppure accessibile, oggi in circolazione. Mi riferisco al sound, ovviamente, quella miscela di grezza elettronica e twisted pop capace di lanciare idee a ogni volta di piega sonora. E anche se nei due ultimi album di studio non si può ravvisare un concept o perno unitario dei relativi brani, di interessante – a prescindere – in “Lost Marbles” c’è la compresenza di episodi sprovvisti di una genesi cronologicamente comune. Il che vuol dire non solo beccare il contenuto di 7” introvabili, brani apparsi su aa.vv. o – abitudine del trio – “songs of the month” postate sul proprio website (www.enon.tv, per chi volesse), ma anche andare a scovare facce nuove – e molto diverse tra loro – nel poliedro di una ispirazione e di uno stile creativo già complesso. Altra cosa è se poi il “principal” in persona definisca questa raccolta come “qualcosa che può suonare come un disco omogeneo, e più dei nostri precedenti album”. Noi ci godiamo i brani, e basta così.
E forse quel “più” cui accenna Schmersal andrebbe riferito proprio al potenziale di intrattenimento e godibilità di cui i 16 brani di “Lost Marbles” sono dotati – pur se leggermente “smorzati”, per energia, come però si conviene a quelle che, in molti casi, sono nate come B-sides. Familiare ci suona una metà dei brani: altrimenti detto, è il consueto melange frizzante e multicolore cui gli Enon hanno saputo piacevolmente abituarci (bassi “gommosi”, melodie scorrevoli, beat ora addossati l’uno sull’altro, ora poco meno che dance, le vocals indolenti di John e quelle trillanti della Toko Yasuda, residui vari di mixaggio).
Poi c’è la metà che non ci si aspettava dagli Enon – pur nella difficile identificabilità del loro sound: il cripto-soul vocale di Toko in ‘Drowning Appointments’, la narcolessia di ‘Normal Is Happening’, il “catrame” dance a bassa fedeltà di ‘Genie’s Got Her Bag’, l’elettronica “tiepida” in stile Morr (pure quello!!) di ‘Kanon’, i soffusi echi notturni di ‘Blow Infinite Ways’, il trip-hop lascivo di ‘Raisin’ Heart’, l’elettro-pop vagamente “moody” di ‘Evidence’ (il brano più fico del lotto per chi scrive), il solipsismo metà acustico metà rumoristico di ‘Fly South’ (l’episodio più antico – 1998, quando era il solo John a mandare avanti la baracca appena aperta), fino alla tenerissima ‘Making Merry! Merry!’, un minutino di 50s pop buono come ideale cartolina sonora di qualche nuova (illo tempore) cittadina del west o – applicazione per i giorni nostri – come invito alla nanna a chi non vuol mollare la pista di un dj-set indie-rock; senza tralasciare, in questa fiera della fono-diversità, la conclusiva ed hendrixiana ‘Party Favor’.
Da sbattere la testa? Può darsi, ma tenete presente che tutto ciò che avete appena letto trova svolgimento sotto il comune ombrello di un approccio “pop” – nel senso “moderno” che poteva assumere per un Warhol, tanto per dare un’idea inevitabilmente approssimativa. Basta dare un’occhiata al DVD allegato per rendersene pienamente conto: dai video – coloratissime e schizoidi trasfigurazioni di immagini e ritratti della band – alle “smollatissime” live performance, e poi i tour poster, fichissimi, e l’incomprensibile filmino “1.1.1999”, che tutto in quel giorno non deve essersi svolto vista la varietà di situazioni e location, dove gli Enon ci lasciano gettare lo sguardo anche sui cazzeggi più intimi e censurabili – per superfluità, intendo dire. C’è da divertirsi, insomma, e anche un bel po’: non si tratta di una band semplicemente ganza, ma di un’entità che ama non finire mai di stupirci. E a noi non dispiace affatto…
Autore: Bob Villani