di Massimiiano Bruno, con Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Dario Cassini, Anna Foglietta
Da Audrey Hepburn a Catherine Deneuve, da Natasha Kinski a Shirley MacLane fino ad arrivare a Kim Basinger e a Julia “Pretty Woman” Roberts, il ruolo di meretrice sul grande schermo ha portato sempre molta fortuna alle attrici di ogni epoca -così è stato anche per le nostre Mangano, Magnani e Loren. E scommettiamo sarà così anche per Paola Cortellesi, uno dei volti più interessanti del nostro cinema. Nessuno mi può giudicare, segna il passaggio di Massimiliano Bruno dalla scrittura alla regia, un’operazione per cui ha voluto un illustre compagno, quel Fausto Brizzi di cui è stato sceneggiatore e di per sé motivo di garanzia in fatto di commedie sentimentali.
Brizzi ricambia il favore, presta a Bruno il soggetto e sigla con lui i dialoghi di questo film che, banalmente, può essere interpretato come il più recente contributo del cinema italiano all’ormai abusatissimo tema delle escort ma che invece vuol raccontare molto di più.
Alice, Paola Cortellesi, è una donna arricchita e un po’ volgare che tratta tutti dall’alto in basso, primi fra gli altri i suoi tre domestici extracomunitari. Improvvisamente suo marito muore lasciandola in un mare di guai, finanziari innanzitutto: debiti da pagare in fretta, pena il carcere e l’affidamento ai servizi sociali del suo unico bambino. Valigie griffate al seguito, Alice è costretta a cedere al compromesso, un alloggio di fortuna in borgata, tra popolani e -ironia della sorte- i suoi ex domestici, e un lavoro immediato ma redditizio, quello più antico del mondo. Non una “bella di giorno” di professione, ma piuttosto una trentacinquenne imbranata, con pochissima esperienza e sex appeal che passa, suo malgrado, da un “incontro” all’altro nelle mise più improbabili.
E’ una realtà piena di contrasti quella mostrata da Massimiliano Bruno, che rispecchia perfettamente la situazione del Paese. Un’Italia a due facce, divisa tra chi può permettersi il lusso di spendere mille euro per una notte e chi, invece, con la stessa cifra deve farci i conti per un mese intero, un posto in cui uomini corrotti e fedifraghi convivono nella stessa città con quelli onesti e dal cuore grande, a pochi quartieri di distanza. Due lati della stessa medaglia, il film non giudica e allo spettatore chiede di non giudicare. Le sequenze migliori sono senz’altro quelle girate in periferia, al Quarticciolo, dove si trasferisce Alice, un piccolo nucleo all’interno della grande città dove tutti stanno insieme in nome di una solidarietà assolutamente inusuale per i nostri tempi.
E’ qui che Bruno dà vita ad alcuni ritratti il cui valore va ben oltre il film, complice una serie di performance ispirate: Paola Cortellesi strepitosa, escort autoironica, eroina simbolo di un’umanità che non si dà per vinta e che alla fine si riscatta, anche a costo di bere una medicina amara. Rocco Papaleo, portiere beceramente razzista e qualunquista, Raoul Bova, straordinariamente a suo agio in un ruolo decisamente diverso dal solito, gestore di un internet point che fa credito agli extracomunitari della zona, che parla in dialetto per tutto il film e che, alla fine, si innamora della Cortellesi. Nota di merito anche per Caterina Guzzanti, Lucia Ocone e Lillo, i vicini “caciaroni” di Alice, Valerio Aprea nei panni del depresso per amore ed Anna Foglietta, la escort sdoganata che si affanna ad insegnare i trucchi del mestiere alla malcapitata protagonista. Una curiosità: è sempre la Cortellesi ad interpretare la title track del film.
Autore: Vittoria Romagnuolo