Un po’ come i capitoli di un racconto, le canzoni del nuovo album del trio britannico formato da Sara Cracknell, Bob Stanley e Peter Wiggs parlano d’oltremanica a cominciare dal titolo, che fa riferimento alle storiche contee del Regno, mentre una serie di interludi musicali classici tra i brani accennano alla struttura tipica del concept album progressive, altro caratteristico stilema british. Quello dei Saint Etienne però è elegante electropop (‘Magpie Eyes‘), pieno d’attitudine eighties con una forte vocazione dance, funk e discomusic (‘Dive‘, brano che ricorda Chic e Bee Gees, ‘Out of my Mind‘, ‘Heather‘, quest’ultima molto ABBA style).
Il disco mostra l’interesse del gruppo per la musica sixties pop giocosa ed innocente (‘Take it all In‘, ‘Train Drivers in Eyeliner‘, ‘Unopened Fan Mail‘, sul genere Mamas & Papas), e la capacità e la voglia di scrivere anche per il pubblico teenager (‘Apple Tree‘), malgrado i Saint Etienne, in attività dal 1988, siano più naturalmente centrati sul pop adulto, soul (‘What kind of World‘), lounge (‘After Hebden‘, ‘Angel of Woodhatch‘), persino ambient (‘Breakneek Hill‘).
Un tantino prolisso e lungo (19 tracce…), Home Counties è un disco che, spostandosi di continuo tra i tanti generi e colori riesce a mantenersi in ogni fase vibrante, vitale e sufficientemente indipendente, con una buona scrittura ed una certa originalità, sicuramente nella lunga ‘Sweet Arcadia‘, in cui ci si avventura con cognizione in territori trip-hop, con un testo spoken recitato con giusto pathos.
Gruppo ancora vitale malgrado la lunga attività alle spalle in un territorio minato come il dance pop anni 80, i Saint Etienne non si limitano a lavorare di mestiere e puntano molto sulla voce di Sara Cracknell: davvero una sicurezza.
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autore: Fausto Turi