Si rimane stupiti quando si scopre che Zola Jesus, al secolo Nika Roza Danilova, statunitense oriunda russa, a soli 25 anni abbia già pubblicato un numero sorprendente di dischi, tra album ed ep, sia da sola che in collaborazione con altri musicisti. In effetti, Zola, ha iniziato ad approcciarsi alla musica a soli sette anni, capendo ben presto che quella era la sua strada, dunque si è sempre spesa al fine di fare numerose esperienze, spaziando tra diversi ambiti musicali.
Il suo nuovo album “Taiga” è l’ultimo in ordine temporale, il primo con la nuova etichetta Mute, da molti atteso come il disco della maturità, quello in cui la giovane promessa dell’electropop avrebbe dovuto dimostrare di avere tutte le carte in regola per fare successo. Di certo, i presupposti c’erano (e ci sono) tutti: voce con una buona estensione (la signorina ha studiato canto lirico) e dal timbro particolare, un’attitude dark, un po’ pensierosa data dal suo essere appassionata di filosofia, un pizzico di inquietudine che non guasta mai ed un aspetto a metà tra Lady Gaga e Tying Tiffany.
Di certo “Taiga” non è un brutto disco ma non ha neanche troppo da dire, come se qui il talento di Zola fosse rimasto inespresso. Ci si perde troppo spesso nel pop, come nei pezzi “Dangerous Days” e “It’s not over”, che ricorda a tratti certa disco anni Novanta e si lascia, purtroppo, poco spazio all’elettronica, che invece funziona bene, come dimostrano brani come “Hunger” e “Tiga”. Non che il pop sia un genere deprecabile, per carità, qui il punto è che si voleva fare qualcosa di diverso, qualcosa di più e invece ne è venuta fuori una specie di Gaga più darkettona, che poco rende giustizia alla bravura di questa ragazza. Poco male, comunque.
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autore: Veronica S. Valli