Vent’anni di carriera, cento canzoni, mille live e un tour acustico in arrivo! I Tre Allegri Ragazzi Morti raccontati dal fondatore e cantante, Davide Toffolo, autore del libro “20 anni di comunicazione nel laboratorio dei Tre allegri ragazzi morti” che ne ripercorre la carriera. Il libro è edito da Rizzoli-Lizard e La Tempesta ed è composto da ben quattrocento pagine a colori con locandine, fumetti, copertine, disegni, fotografie, frame dei video: vent’anni fuori dai confini dell’industria musicale. Al libro è allegato un cd limited edition, solo 2000 copie numerate, del live Unplugged che i Tarm hanno tenuto l’8 agosto al Teatro Civico di Cagliari. Visita latempesta.org per maggiori dettagli e per l’acquisto.
Davide la tua è un’esperienza ventennale di musica festeggiata proprio quest’anno anche con l’uscita del libro “20 anni di comunicazione nel laboratorio dei Tre allegri ragazzi morti”. Per cominciare, la mia curiosità è perché “laboratorio”? Definisci la parola laboratorio applicata alla vostra esperienza musicale.
Non siamo soltanto un gruppo nel senso stretto del termine, o meglio, siamo un gruppo che però ha sempre avuto la comunicazione come logo. Siamo sempre stati un laboratorio. In fondo poi, è anche un gioco, ci piaceva l’idea di dare un titolo un po’ dottorale, da trattato, a un libro che raccoglie venti anni di lavoro, o per meglio dire di gioco con l’immagine, con la comunicazione, intesa in senso positivo.
Com’è cambiata la percezione della comunicazione dagli inizi della vostra carriera ad oggi?
Cambia ogni volta che cambiano i media; siamo cambiati noi, sono cambiati i luoghi con i quali parliamo, in parte sono cambiate anche le persone. Soprattutto sono cambiate le nostre capacità, è cambiata la nostra potenza economica e questo viaggio di vent’anni che ho descritto nel libro racconta anche questo cambiamento. Poi di base i Ragazzi morti sono un progetto abbastanza preciso, siamo sempre noi tre!
Cento canzoni e mille concerti. Festeggiate, infatti, anche questi bei traguardi dell’attività live con un unplugged inedito. Per la precisione la data dell’8 agosto a Cagliari. Come mai non l’avete registrato prima (un unplugged, nda)? È cambiato qualcosa nel sound rispetto al portare in giro sempre il suono dei concerti.
È stata un’occasione! In questo teatro di Cagliari, che si chiama Teatro Civico, sul bastione, un posto particolare che conoscevo già. Quando ci hanno proposto di fare qualcosa lì, ho pensato che forse sarebbe stata l’occasione per fare un concerto acustico cosa che non abbiamo veramente mai fatto. Poi l’abbiamo registrato e la serata è stata così particolare che abbiamo deciso di performarla anche in un disco – e sarà forse il progetto del prossimo anno, porteremo in giro un concerto acustico che lascia uno spazio diverso di partecipazione alle persone.
Lasciami fare qualche domanda al Davide Toffolo artista e fumettista: è uscita la tua autobiografia “Graphic novel is dead”. Ce la racconti in sintesi? Soprattutto la genesi e quello che hai voluto comunicare con questo tuo racconto a fumetti?
E’ un libro particolare. Una parte della mia vita. La trasformazione di me in un personaggio dei fumetti. Cosa che ancora non avevo mai fatto in modo così radicale. Mi è servita per fare un il punto su quello che mi è successo finora in questi anni e anche per giocare in modo ironico con un linguaggio che mi interessa sempre molto come il fumetto e con la mia condizione: è più di vent’anni che sono in giro a suonare, perciò mi sono trasformato in qualcosa di particolare. Volevo raccontare questa particolarità attraverso i fumetti e poi volevo raccontare, ancora una volta, il gioco di trasformazione fra la realtà e la finzione, altro aspetto che mi interessa molto e che è alla base del lavoro dei TARM. In questo senso è un lavoro in continuità con quello che ho fatto fin adesso ma allo stesso tempo è un lavoro nuovo perché ha come centro la mia vita.
Io ho avuto la possibilità di vederti, senza maschera, in veste di fumettista, in occasione della presentazione del tuo lavoro su Pasolini, “Intervista a Pasolini”, in cui ti immagini un’intervista irrealizzata e ormai irrealizzabile con Pasolini. Quanto del suo pensiero ti appartiene e quanto hai trasferito al progetto Tre.
Ci sono alcune cose vicine, soprattutto il concetto di senso critico rispetto alla realtà. Sicuramente ci rende vicini il modo di affrontare l’idea di essere uno scrittore. Il libro su Pasolini l’ho scritto proprio per quel motivo, per trovare uno specchio col quale confrontarmi. L’estetica di Pasolini è molto radicale e difficile da abbracciare completamente. A dirla tutta, ci si scotta se ci si avvicina molto. Questo avvicinamento per me è successo più di dieci anni fa e ci ho messo del tempo per prenderne le distanze. È stato, però, un viaggio importante quello che ho fatto con il fumetto.
Per quel che riguarda la ricaduta sulla musica, devo ammettere che esiste. Tutte le volte che faccio qualcosa uso proprio quello che ho imparato, o meglio quello che ho intuito, da Pasolini come uno specchio. Ciò nonostante non si può prendere tutto il suo pensiero ma quando lo sento vicino, io sono felice.
Come non crederti! Il rapporto con i media, proprio partendo dalle parole che escono dal tuo personaggio Pasolini, il quale si sente martire dei media e del pubblico. Il vostro rapporto invece è sempre stato abbastanza sereno. Nonostante la maschera, il nascondersi dietro ad essa, avete sempre avuto un confronto solare sia con i media che con il pubblico. Siete tra i primi gruppi della scena indie italiana.
Come si fa a rimanere sulla cresta dell’onda così tanti anni e a rimanere comunque sempre ben voluti e, soprattutto, a non vendersi mai?
Non lo so. O forse sì. Non abbiamo mai avuto un rapporto troppo pesante con la merce perché siamo una merce monca. Manchiamo di un pezzo che è la faccia. Questa cosa è stata importante per trovare la distanza giusta da tenere con i media. Avendo la maschera siamo meno consumabili di una merce tradizionale e questo ci ha reso la vita più lunga. Non ci ha completamente levato dalle difficoltà della trasformazione di un uomo in una merce ma ha sicuramente aiutato. Mentre con il pubblico è stato subito un rapporto affettivamente molto forte. La nostra è una musica difficile da trovare. Nel momento in cui la trovi, devi avere una volontà tua e questo rende il rapporto speciale, sempre.
Visto il legame che abbiamo con www.radiosiani.com, radio è dedicata a Giancarlo Siani, ti faccio una domanda riguardo un tema che assume sempre più un peso centrale nella nostra società: la legalità. Qual è l’idea della legalità di Davide Toffolo e qual è la ricetta che ci propone per provare a risolvere alcune delle nostre difficoltà?
Se avessi la ricetta, sarei lì a regalarvela. Io penso che ci siano delle cose che facciano bene alle persone e che riescano a dare una direzione. Per me è stata l’arte. L’arte come messa in discussione della realtà. E l’immaginazione come possibilità di ri-inventare la realtà. È vero che Pordenone (città natale dei Tarm) ha una dimensione meno drammatica (dell’area napoletana, nda) ma, allo stesso tempo, io, che ho sempre abitato in periferia, trovo alcuni elementi comuni in tutte le periferie: il senso di inadeguatezza, la desolazione ma anche il senso di appartenenza. Perciò, immaginare una possibilità nuova mi è servito soprattutto da ragazzo a capire la forma della mia identità. Penso che sia un passaggio fondamentale per tutti.
Io aggiungerei, come ingrediente di questa ricetta, anche lo spazio, virtuale o fisico, affinché questa immaginazione possa essere ospitata.
La musica è uno spazio virtuale ma rappresenta un veicolo importante. L’impegno nel fare, in generale, è una cosa salvifica e l’arte ha questa potenzialità.
Ascolta qui l’intervista radiofonica: http://www.radiosiani.com/component/k2/item/7240-tre-allegri-ragazzi-morti-a-versus.html
http://www.treallegriragazzimorti.it/
https://www.facebook.com/treallegriragazzimorti
https://play.spotify.com/artist/6jKqcDpxUSl4gbjgc97L22
autore: Luigi Oliviero
foto copertina: Daniele L. Bianchi