Autore: Alfredo Amodeo 29/10/2012 | |
Ci sono artisti che si ascoltano e si amano, ma c’è ne sono altri che ti scavano dentro e ti bruciano l’anima come nel caso del 37ettenne folksinger Sean Rowe. Il newyorkese con sangue irlandese e italiano, potrebbe essere l’archetipo di certe storie americane fatte di rovinose cadute ed insperate resurrezioni.Il nostro amico aveva infatti appena intravisto il successo, circa dieci anni fa, con il suo primo album 27, cui era seguito nel 2008 il bellissimo quanto clandestino Magic. In entrambi i casi non era però accaduto nulla. Il suo nome era stato presto accantonato e l’unico modo per tirare avanti era stato quello di passare le serate suonando nei club più oscuri e scalcinati della Grande Mela. Alla fine, ormai inaspettatamente, si è però compiuto un piccolo miracolo. La musica del nostro amico, per chi sa quali passaggi sotterranei, aveva attirato l’attenzione dell’etichetta Anti-Records, che si era decisa lo scorso anno a ripubblicare Magic. Da quel momento le porte della scena musicale si sono riaperte e, grazie a quella voce baritonale capace di scuotere l’anima e dare i brividi, sono cominciati a fioccare i paragoni con i grandi nomi della tradizione americana (Leonard Cohen e Tom Waits su tutti). The Salesman and The Shark rappresenta oggi il nuovo episodio di questa avventura speriamo finalmente a lieto fine. L’album è stato registrato dal vivo presso lo studio Vox di Los Angeles con la produzione di Woody Jackson che ha contribuito notevolmente ad arricchire la proposta musicale con l’utilizzo di un’elegante sezione d’archi, di pianoforte e organo a cui bisogna aggiungere la compagnia di voci femminili come quelle di Isobel Campbell, Petra Haden e Inara George. Ecco allora il susseguirsi di sontuose ballate impreziosite da un tocco di classicità e scenario per storie universali intrise d’amore e dolore. Tracklist: Bring Back The Night; Flying; The Lonely Maze; Joe’s Cult; Signs; The Wall; The Ballad of Buttermilk Falls; Horses;Old Shoes;Downwind; Thunderbird; Long Way Home | |
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I The Cure si riappropriano del loro “mondo” e non deludono i fan con “Songs of a Lost World”
Premetto che per un mio vizio della mente ho sempre amato di più i The Cure di “Three Imaginary Boys”...