Questa volta Daniele Sepe ha mirato in alto. Effettivamente l’artista partenopeo non ha fatto, almeno finora, dei passi falsi, tuttavia “Anime candide” si erge di molto sulle ultime opere del nostro. La complessità e la meticolosità che hanno permesso a Sepe di allestire un’opera giustamente pretenziosa come “Anime candide” sono le stesse che gli hanno permesso di fare album altrettanto concettuali come “Spiritus mundi”, “Lavorare stanca” e “Conosci Victor Jara”. “Anime candide” è, appunto, un disco concettuale, nel senso più largo del termine.
Non a caso lo stesso Sepe nelle note di copertina confessa che questo disco è il progetto più complesso nel quale si è avventurato. Il filone che Sepe ha seguito per questa ultima opera è la dicotomia amore/guerra, come recita lo stesso sottotitolo “Canzoni d’amore e di guerra”.
Nelle 15 tracce in questione il nostro alterna brani d’amore recuperati dalle tradizioni popolari italiane e mediterranee a canzoni sulla guerra. Come tutti i grandi artisti Sepe non è rimasto indifferente di fronte alle conseguenze che gli Usa hanno provocato nel mondo arabo dopo l’11 settembre, infatti, sempre nelle note di copertina, viene citato il De Andrè di “Storia di un impiegato” “…per quanto voi vi sentite assolti, siete lo stesso coinvolti…”. Lo stesso topolino senza un gamba in copertina è molto più eloquente di tante immagini che negli ultimi due anni ci sono giunte in televisione. Il topolino in copertina che ha un’espressione sorniona e quasi vendicativa trova poi un collegamento con il ritmo dance paradossale de “L’uccello di fuoco” dove Luca Persico dei 99 Posse da’ voce ad uno di quei balletti da massa estivi, dando indicazioni raccapriccianti “mine, saltare, superman”. Inquietante e sarcastico, come anche l’arroganza degli Usa descritta nella title-track. Finora si è parlato pochissimo di musica, forse perché Sepe è uno dei pochissimi artisti che ha la rara capacità di fondere il messaggio politico con l’arte ed in questo periodo ce n’è altamente bisogno. Tuttavia, musicalmente quest’ultimo capolavoro di Sepe è di pregevole fattura, grazie alla profonda ricerca di brani tradizionali suonati con strumenti originali, come zampogne o strumenti di musica da camera.
Autore: Vittorio Lannutti