Dopo tante fatiche come produttore di mostri sacri come Elvis Costello, Robbie Robertson, Jackson Browne, Jonathan Wilson, in età decisamente avanzata artisticamente rispetto alla media, si concede il suo secondo album da autore e musicista.
Bella Union e Cooperative Music sono le etichette che hanno reso possibile il realizzarsi di questo lavoro, che nulla aggiunge in merito alla già notevole carriera di Wilson, ma che certamente rappresenta per l’artista una degna consacrazione.
E non è certo un caso che l’album sia una fusione di generi come il pop, il rock and roll classico, il folk e il country, e che l’ispirazione musicale sia tutta votata agli anni ’60 e ’70, e principalmente alla costa americana dell’atlantico: Wilson celebra con Gentle Spirit quella musica che è stata per anni il suo lavoro di rifinitura (con Robertson andiamo addirittura ai ’50), pur cercando soluzioni originali all’interno di trame che certamente hanno il sapore di tempi musicalmente ormai passati.
Solo in Natural Rhapsody, suo singolo di lancio, Wilson si dà ad atmosfere contemporanee usando soltanto una chitarra elettrica arpeggiata con eco: peccato che il pezzo abbia la linea melodica e molti dei riff quasi copiati da Subterrean Homesick Alien dei Radiohead, cosa che certo è una caduta di stile.
Per il resto, l’album registrato a Los Angeles regala in effetti pochi momenti veramente emozionanti, e piuttosto tante atmosfere soffuse, per un ritmo che sicuramente langue (non c’è nell’album un pezzo davvero rock dal punto di vista della ritmica), che si muovono fra il progressive degli anni ’70 (Gentle Spirit, Desert Raven), la ballata country tutta in acustico (Canyon in the Rain, Ballad of the Pines), il folk anni ’60 stile Jefferson Airplane (The way I Feel, Magic Everywhere), o infine il folk puramente acustico tutto arpeggiato (Don’t give Your Love to the Rambler), citando qua e là in tutte le canzoni diversi altri generi e sottogeneri, e sopprattutto diversi altri autori di riferimento (Neil Young, Bob Dylan, Grateful Dead, i primissimi Pink Floyd) con l’unica costante di essere tutti ricercati in quanto “datati”.
Ne viene fuori un lavoro che lascia sospeso il tempo e lo spazio, e che come tale può produrre in molti ascoltatori amanti dei tempi passati tante stupende suggestioni. Un omaggio a se stesso, in fondo, e ai generi che hanno sempre contraddistinto la sua produzione musicale: se interpretato così, Gentle Spirit, capolavoro vintage di musica ormai andata, può regalare anche belle sorprese. Ma di creatività in senso stretto rispetto ai tempi moderni non si può parlare, tanto più considerando la pretenziosità di ben 13 pezzi alcuni dei quali anche molto lunghi per digressioni strumentali volute e ricercate. Solo per gli appassionatissimi.
Jonathan Wilson – Natural Rhapsody Music Video from Michael Graham on Vimeo.
Autore: Francesco Postiglione