Un buon punto di partenza per raccontare l’album Wireframe dei Sixth Minor possono essere i suoni sintetici, astratti, taglienti dell’ambizioso brano intitolato ‘Greyhues‘, presente in coda a questo debutto composto da 8 tracce elettroniche della durata complessiva di 40 minuti; con essi il duo napoletano formato da Renato Longobardi ed Andrea Gallo intesse una trama digitale umanizzata da chitarre e batteria che quasi cinematograficamente, seguendo una trama narrativa nello sviluppo del brano, ci conduce dall’innocenza dell’infanzia alla presa di coscienza di sé, della realtà e della propria finitezza, eros e thanatos, al crescendo drammatico della sfida incombente sino allo scontro, la sconfitta, il risollevarsi ed il trionfo finale, con un richiamo, nel nono e conclusivo minuto, alla nostalgia forse per ciò che si è perduto e non ritornerà.
I Sixth Minor alimentano tutta la propria musica con i contrasti: chiaroscuri climatici, cambi di ritmo repentini, affiancamento di suoni digitali e dolente pietas umana, mentre l’apertura affidata ad ‘Eser‘ offre della band l’aspetto più acido, prossimo ad Aucan, Drink to Me, Motel Connection e Mogwai, ‘Last Day on Earth‘ è un breve brano ambient nordico capace di materializzare il vapore del proprio alito nell’alba di un gelido paesaggio naturale imbiancanto, mentre ‘Hexagone‘, a rotta di collo, scivola via cinematica tra post rock e suoni industrial; ‘Blackwood‘ è il singolo cui la band ha associato un primo videoclip, che nel bianco e nero delle immagini esplicita bene l’attrazione dei Sixth Minor per immagini sintetiche, androidi e crepuscolari mentre nella musica si raggiunge la sintesi perfetta tra la vocazione elettronica e quella rock.
Con ‘Frozen‘ il duo sviluppa in maniera compiuta la vocazione ambient e minimal della propria musica nei primi 2 dei 7 minuti di durata, cresce poi su ritmi e suoni dub ed industrial per planare nuovamente nello sviluppo conclusivo sull’ambient minimal.
Wireframe è disco privo di significativi punti deboli, anzi: si colloca tra le cose più significative del panorama elettronico italiano recente, a cominciare dalla scelta dei suoni; e non è per niente una produzione comoda, adagiata su qualche hype… per una band che non vuole scegliere tra vari generi ed atmosfere, ma prova almeno con questa prima pubblicazione a svilupparli tutti.
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autore: Fausto Turi