di Jeanne Pierre e Luc Durdenne, con Cécile de France, Thomas Doret, Jérémie Renier
Dissequestrate i fratelli Durdenne. Li avete nascosti, magari li avete drogati (o gli avete nascosto le droghe). Fatto è che in questo Le gamin au vèlo “Il ragazzo con la bicicletta” non li rivedo proprio i fratelli belgi, amici del verismo abborracciato dalle steadycam e dittatura del diegetico (ovvero ammazziamo le colonne sonore). Tutto questo se c’è, è ai minimi termini. Giusto qualche lampo, qualche primissimo piano, Jèremie Renier che recita rigido come un ciocco di legno, riportano al cupo splendore de “L’enfant” o del “Matrimonio di Lorna”.
Bravo il ragazzino (Thomas Doret) ma una faccia d’angelo come lui meritava di essere strapazzato dalle onde del destino in maniera ancora più tremebonda prima di diventare “buono”. Gli hanno tolto la possibilità di pedalare al contrario per raggiungere il 1960 del piccolo JP Leaud, eroe dei 400colpi, e suo potenziale antenato.
Per il finale spezzo un lancia. Come il JP Leaud di Truffaut perfeziona la sua epica da bambino in lotta col mondo in riva al mare, che insieme tiene vita e morte, Doret si rialza e inforca la bici, quando doveva essere morto, stecchito al suolo dopo una caduta da un albero. E’ un fantasma? Si accende una lucina. Forse hanno pagato il riscatto e dissequestrato i Durdenne.
Autore: Alessandro Chetta