Congedato non senza traumi il bravissimo Steve Hewitt, Brian Molko e Stefan Olsdal hanno reclutato per il sesto album da studio Steve Forrest del gruppo punk degli Evaline, bravo senz’alto ma sicuramente meno pittoresco, per chi tra i fan si era abituato alla presenza rocciosa del primo Steve sul palco. Battle for the Sun dunque, oltre a essere il primo album dopo tre anni di lunga pausa, rappresenta per il terzetto inglese il collaudo della nuova formula. E per questo collaudo c’è da dire che le melodie e gli arrangiamenti sono molto tipicamente “Placebo” sound. Forse per non traumatizzare troppo i fan, i Placebo in questo album appaiono assolutamente “classici”, senza nessuna innovazione o ansia di sperimentazione. Del resto il produttore David Bottrill ha già lavorato con gente come Muse Tool, SilverChair e Deus, mentre James Brown, ingegnere del suono, è lo stesso di Meds. La volontà di conservare lo stile è netta.
Battle for the Sun vuole forse richiamarsi maggiormente ai primi due album, più autenticamente punk, vista anche l’assenza di ballate lente che invece negli ultimi tre erano sempre presenti, e gli arrangiamenti sono semplici e lineari come il genere rigorosamente richiede. Ma le melodie vocali struggenti tipiche della voce di Brian Molko ci sono tutte, a cominciare da Devil in the Details, forse la canzone più bella dell’album, oppure Speak in Tongues, o ancora Come Undone, o Julien, mentre Ashtray Heart, The Never-Ending Why e Bright Lights, Happy you’re Gone possono collegarsi al sotto-genere di canzoni come Special Needs o This Picture.
Il singolo, breve, intenso, duro al punto giusto, For what it’s worth, la tostissima Breathe Underwater, o la title track, resa disponibile per il download sul sito ufficiale dei Placebo, sono invece pezzi più duri, dark, sul genere di Bitter end e delle canzoni di Meds.
Si può allora dire che l’intero album rappresenta bene una fusione di tutti i micro-stili di questo gruppo alternative-rock, e si propone come una continuazione decisa della ricerca musicale che è partita nel 1994 con l’album omonimo. Benché certo oggi i Placebo sono musicalmente più smaliziati, meno punkettari forse, ma certamente più attenti al sound, agli arrangiamenti, agli effetti, anche se non hanno perso quel tono malinconico-struggente tipicamente da British Rain.
Bravi dunque a consegnare alle stampe un altro album efficace, che tira e conquista, anche se non sarà il loro capolavoro (noi la palma la assegniamo ex equo a Black Market Music e Meds), e a non farsi travolgere dalle difficoltà dell’abbandono del batterista. Adesso il terzetto nuovo si attende alla prova del 9 negli spettacoli live, che toccheranno l’Italia il 17 luglio a Livorno e il 18 a Villafranca.
A giudicare dall’antipasto fornito dall’album, vale la pena di attenderli
Tracklist
1. Kitty Litter
2. Ashtray Heart
3. Battle for the Sun
4. For What It’s Worth
5. Devil in the Details
6. Bright Lights
7. Speak in Tongues
8. The Never-Ending Why
9. Julien’
10. Happy You’re Gone
11. Breathe Underwater
12. Come Undone
13. Kings of Medicine
14. In A Funk (bonus track Giappone)
Autore: Francesco Postiglione
www.placeboworld.co.uk