di Marco Risi, con Libero De Rienzo, Michele Riondino, Ernesto Mahieux
Marco Risi riporta all’attenzione nazionale una vicenda italiana per troppo tempo rimasta relegata nel limbo delle storie del Sud. Quasi come se il lutto fosse solo di chi lo subisce (Napoli, la provincia, Torre Annunziata). La sceneggiatura era pronta da anni, stava facendo le ragnatele. Ora ha preso finalmente vita, grazie anche allo squarcio aperto da “Gomorra” sulla guerra quotidiana che si combatte in terra campana. Sullo schermo scorre la storia di Giancarlo Siani, 26 anni, cronista di provincia, senza contratto, ammazzato dai killer di camorra. Delitto che segò in due i terremotati anni Ottanta napoletani. Lo scalpore all’epoca fu enorme anche perché era la prima volta che a Napoli un giovane veniva ucciso per le notizie riportate sul giornale. A rimetterci la pelle erano stati altri giornalisti ma solo per “opera” mafiosa. In realtà, scusate la digressione storica, l’omicidio di Siani fu commesso dal clan Nuvoletta, quinta colonna di Cosa nostra in continente, quindi una famiglia dai connotati mafiosi più che camorristi.
Riecco dunque l’occhio di Risi junior che si apre su un contesto sociale particolare . Anche se per la progressione narrativa impressa, il film ricorda più da vicino il metodo d’indagine del “Muro di gomma” che non delle pellicole girate a Palermo all’inizio degli anni ’90. Libero De Rienzo, occhiali tondi e polacchine, interpreta Giancarlo in modo abbastanza convincente e partecipato. Potrebbe essere il tanto atteso trampolino di lancio, dopo anni di alti e bassi. La sceneggiatura, a tratti un po’ sagomata, si avvale della supervisione del cronista di nera del quotidiano Il Mattino, Maurizio Cerino, che si è occupato a lungo del caso Siani. Più che un “parente” di Gomorra – affresco a chiazze, impressionista – “Fortapasc” riecheggia lo stile di racconto lineare dei biopic d’impegno sugli eroi civili del Sud: da Salvo D’Acquisto a Peppino Impastato. Fino, appunto, a Giancarlo. Il film è dedicato a Dino Risi, papà del regista e immenso cineasta, morto pochi giorni dopo il primo ciak.
Autore: Michela Aprea