Sfuggire alla banalità, non cedere alla logica della soluzione più comoda e popolare, cercare la poesia, sperimentare con le tastiere atmosfere spirituali e psichedeliche e suoni e arrangiamenti sulla lunghezza necessaria che un brano può di volta in volta richiedere per avere senso, e fare tutto ciò mantenendosi all’interno di una forma espressiva schiettamente popolare è un’impresa da incoraggiare; Davide Matrisciano ci prova con questo suo secondo disco intitolato Il Profumo dei Fiori Secchi dalla bella copertina, presentandoci 15 brani di pop sperimentale cantati in italiano che talvolta prendono interessanti traiettorie progressive, jazz o psichedeliche senza però appartenere mai ad un genere e basta.
Aldilà delle buone intenzioni non tutto funziona, beninteso; lo stile e la timbrica vocale sono molto caratterizzati e non variano suffucientemente, così nei 75 minuti del disco – obiettivamente troppi – finiscono per risultare di tanto in tanto stucchevoli e fanno crollare l’attenzione verso le sfumature dei testi, peraltro pregevoli e dalle repentine visioni improvvise, malgrado a volte molto astrusi. Il riferimento non tanto tematico quanto proprio espressivo di Franco Battiato è senz’altro molto invadente, malgrado ciò non debba sminuire il valore e l’originalità della musica di Matrisciano, che rimane invece molto sua e personale, e non ci convince che parte della critica musicale tenda invece a fossilizzarsi su questo aspetto in senso negativo.
Tanti brani degni di nota tra i quali ‘Ho Camminato su un Aquilone‘ e ‘Legni Bruciati‘, che riceviamo come boccate di libertà ed ingenuità, narrazioni di due sogni liberi in volo e tessiture musicali progressive la prima e sottilmente barocche la seconda, ma anche ‘Guarda Su‘ ed il singolo ‘Corrente Elettrica e Papaveri‘, sopraffine sperimentazioni sonore per tastiere applicata alla forma pop, la malinconia di ‘Quel Camino Emette Sinfonie‘, e poi ‘Le Favole che Spaventano‘ e ‘Armonia Irreversibile‘, di buona libertà espressiva anche se un po’ incompiute, e ‘Nero Arcobaleno‘ che ricorda un po’ la fase progressive di cantautori come Lucio Battisti ed Ivano Fossati a metà anni 70.
Tantissimi gli ospiti provenienti da ambienti musicali i più vari – da Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale a Nicola Manzan di Bologna Violenta, da Mattia Boschi dei Marta sui Tubi a Lorenzo Corti di Le luci della centrale elettrica, da Lello Brandi (ex Osanna) a Cristiano Lo Mele dei Perturbazione… – portano il proprio contributo di qualità su un tessuto sognante e di spessore fissato da Matrisciano, per un disco bello ed imperfetto che apre in ogni caso nuovi scenari per il pop italiano.
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autore: Fausto Turi