A un certo punto del concerto, eravamo sulle note di Policy of truth, con i palloncini che invadevano i lead alle spalle del gruppo e quelli veri le prime file… ho pensato che gli ’80 non li ho vissuti coscientemente (musicalmente si intende!), ma probabilmente sarebbero stati anche un po’ così… elettronici. Pensare che fino a qualche anno fa, per me tutto chitarra, basso, batteria un pensiero del genere sarebbe stato non solo impossibile, ma da condannare assolutamente. E infatti fino a qualche anno fa non avrei mai pensato di andare a un concerto dei Depeche Mode… e divertirmi!
Sarà che Gore, Gahan e soci nonostante l’età, i soliti “ultimi album che non sono come i primi” etc… danno un bel po’ di punti ai gruppi che tanto ci piacciono, ma che live lasciano non poco a desiderare. E pensare che a girare un po’ tra blog e forum i superfan hanno pareri discordanti.
Il concerto di Parigi, a Bercy presso le Palais Omnisports, a dispetto di un ultimo album non proprio indimenticabile (sì sì ok, al solito, ma che ci possiamo fare se negli 80 erano l’avanguardia e oggi non riescono più a esserlo!) è stato assolutamente piacevole. Due date andate complete, megapalco, lead con bei visual e audio ottimo hanno aiutato una performance che ha mescolato momenti di energia pura ad altri da pelle d’oca.
Non siamo nella bolgia che preme sul palco, ma le gradinate tornano una visuale completa, che fa godere a pieno anche dello spettacolo della scenografia e soprattutto dei fan, uno spettacolo nello spettacolo. Alle 20, puntualissimi, aprono i Nitzer Ebb. Mai sentiti, lo ammetto, e inizialmente lasciano qualche dubbio, poi rientrando nella fase “Sono al concerto dei DM” beh diciamo che tornano sopportabili…
In Chains, si comincia. Il concerto ovviamente prevedeva pezzi dell’ultimo album come il singolone Wrong, ma anche Hole to feed, ma è stato soprattutto un best of, un percorso attraverso la loro carriera musicale, con tutte le loro canzoni più famose (e anche qui i fan hanno storto il naso: chiedevano più b-side!): Walking in my shoes, It’s not good e A question of time. Con Precious torniamo nei 2000 (2005 per la precisione, l’album era Playing the Angel), ma è un attimo, dato che arriva subito World in my eyes e con lei I have learned so much una poesia di Daniel Ladinsky che accompagna i DM sul lead. Se fino a quel momento protagonista assoluto del palco era stato Gahan che si dibatteva sul palco senza fermarsi e con i tatuaggi be in vista, con Free Love e Home il palco è quasi tutto per Gore che rimane solo con la chitarra e le tastiere di Fletcher molto nascoste sul palco. Da pelle d’oca…
Si riprende, un attimo di fiato e Across the Universe torna protagonista con Come back alla quale fa subito da contraltare coi suoi palloncini Policy Of the truth, quasi a voler rimarcare che questo è un best of tour.
In your room e I feel you precedono gli astronauti che accompagnano Enjoy the silence e le mani che si muovono al ritmo di Never Let Me Down Again chiudono lo show… fino ai 20 minuti di bis!
Con Dressed in Black si riaprono le danze (in ogni senso, in questo caso lento!) poi Stripped e Behind the wheel fino alla chiusura, che non poteva che essere affidata a… Personal Jesus, ovviamente. La stessa Personal Jesus, bluesissima!, che la sera prima era stata anticipata da qualche nota di I just can’t get enough, grande assente della serata (un’amica fan, ma molto fan, mi spiega che a loro non piace molto farla, quindi quando possono evitano, bontà dei 30mila di Bercy!).
I Depeche escono, poi rientrano, tocca ai saluti e ai ringraziamenti (Thank you è stata una delle espressioni più usate da Gahan), un paio di minuti a beccarsi applausi e… ciao ciao, le luci si accendono e la gente si avvia verso la metro. Ma prima di arrivarci una voce chiama me e Concetta: “Siete italiani?”, “Certo” rispondiamo, “Ma il concerto è finito?”, guardo l’orologio, guardo la fiumana di gente che ci circonda e quasi assale, “Sì, cominciava alle 9!”, “Cazzo! Ma come? A Roma dicevano le 9 e hanno cominciato a mezzanotte! E avevamo anche i biglietti”. Dommage! Forse prima di venire a Parigi è bene sapere… che è la metropolitana che comanda.
Un grazie particolare a Concetta!
Autore: Francesco Raiola
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