Equidistante tra etica ed estetica, Droga alla Massa, la vera e propria opera prima del gruppo campano Cybersadic, si presenta come un lavoro che nonostante cammini spesso sui confini dell’intimismo, non manca assolutamente di inondazioni da parte del mondo esterno, verso le quali non si risparmia.
Una finestra sulla realtà oggettiva osservata dal tiepido e pulsante cantuccio della propria anima, in un continuo susseguirsi ed accavallarsi di emozioni, pensieri e osservazioni facilmente condivisibili. Detto così sembrerebbe l’ennesimo album cantautorale ma in realtà le 8 tracce che compongono i 43 minuti del disco sembrano più gli 8 capitoli di un classico della letteratura, ma riscritto da Philip K. Dick.
Già dal primo brano che da il nome all’interno album, si intendono chiaramente posizione e messaggio della band: critica ermetica al mondo dell’info-tainment racchiusa in una sola ed unica frase, ripetuta ad intervalli irregolari e distorta con un azzeccatissimo vocoder, racchiudendo forti sonorità alla Depeche Mode senza perdere però una definita identità personale.
Ottima anche la riproposizione di quello che è stato da sempre, e a tutti gli effetti, il “singolo” (virgolette d’obbligo quando si parla di un brano di 8 minuti) della band, già presente nelle demo/ep passate: “La danse sadique”. Anche in questo caso salgono a galla le influenze e gli ascolti dei musicisti, senza però assolutamente cadere nella facile trappola dell’emulazione spudorata, attingendo inconsciamente alla grande storia della musica elettronica, Kraftwerk in primis, e associando queste istanze alle sonorità (e soprattutto voci) nostrane della glorosia tradizione CCCP/CSI/PGR.
Degno di nota anche “Meclet”, sesto brano dell’album. Completamente strumentale, riesce a condensare, forse meglio di tutti per la sua stessa natura, il passaggio al livello successivo della band, offrendo una quantità di suoni fuori dal comune, testimonianza di duro lavoro e ricerca.
Un lavoro piuttosto completo, quindi, e decisamente fuori dagli schemi. Non a caso, e va benissimo così, l’”immancabile ballad” non trova assolutamente spazio in Droga alla Massa. Che i sadici vogliano confermarci che non sia tempo di fermarsi e che sia l’ora di reagire con veemenza? In quel caso il messaggio è di sicuro arrivato.
Autore: A. Alfredo Capuano