Open act della serata i The Grassmann, quartetto di Torre del Greco che ha offerto più di mezzora di brit-rock senza mezzi termini in una Sala 3 già quasi piena e che è riuscito ad accalappiare il favore e di certo l’attenzione della folla con un sound ricco e ben arrangiato. Forti di una linea di basso sopra la media e di un eccellente batterista (acclamato più volte dal pubblico) nonché di una voce interessante, per quello che si è potuto sentire, sono riusciti a regalare momenti di buona musica ai presenti. Il gruppo chiude con un lungo strumentale di ottimo livello durante il quale ha presentato i vari componenti, riuscendo ancora una volta a provocare scroscianti applausi. The Grassmann, dunque, sono un gruppo decisamente da ascoltare, magari con un settaggio dei volumi appropriato e, di sicuro, per più tempo.
Giusto il tempo di cambiare gli strumenti e salutare il pubblico, ed alle 00:30 in punto, entrano sullo stage il gruppo headliner della serata: Le Strisce. In formazione composta da due chitarre, basso, batteria e voce, si capisce già dai primi accordi che, agli occhi e alle orecchie dei presenti, l’unica cosa che conta è essere quanto più vicini al palco e alle casse. In una sala gremita all’inverosimile non vi sono stati che un paio di momenti in cui poter prendere fiato, in corrispondenza soprattutto della bella ballad “Vieni a vivere a Napoli”. D’altronde la loro esibizione dura più della media, fino alle 02:00, con una scaletta più che corposa composta da 18 pezzi, senza contare un paio di bis, richiesti a gran voce dalla folla. Il sound delle Strisce non può essere definito rivoluzionario, questo è certo, e di sicuro la chiara matrice brit-pop/rock (che guarda agli Strokes e ammicca ai Libertines, ndd) è limitante se si parla di suoni innovativi, ma forse il punto di forza della band, motivo scatenante dello strepitoso feedback positivo da parte del pubblico, è proprio quello di coniugare un sound “easy” e di facile ascolto a testi che spaziano dall’essere ironici a tremendamente seri, autobiografici ma in alcuni casi anche di carattere generale. Fatto sta che, nonostante la tecnica non proprio impressionante e forse un po’ di ripetitività sul lungo periodo, Le Strisce hanno meritatamente fatto ballare, facendo sfociare la folla addirittura nel pogo sui loro pezzi più conosciuti. Inutile a dirsi che le pareti del Duel sono esplose nel momento in cui il quintetto ha proposto il loro singolo più famoso: Fare il cantante. Molto positiva la voce del Davide Petrella (nella foto) per quanto sia una scelta opinabile impostare buona parte dei propri lavori proprio in funzione di questa, c’è da dire che la scelta è davvero azzeccata, riuscendo nell’intento di rimanere fissa in testa di chi ascolta per lungo tempo ed offrendo un elemento di rinnovamento in un sound che, altrimenti, sarebbe rimasto se non piatto (non siamo affatto a questi livelli) sicuramente meno interessante. Sono sicuramente una delle cose più interessanti uscite ultimamente da Napoli!
Autore: testo e foto di A. Alfredo Capuano
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