Nel marasma indistinto dei gruppi che riempiono il polmone campano, emergono in questi ultimi tempi band musicalmente solide, e questo anche grazie all’azione di piccole etichette coraggiose che guardano oltre il fatturato immediato.
Paolo Messere, anima dei Blessed Child Opera, nonché fondatore della Seahorse Recording, ha preso sotto la propria ala protettiva un gruppo di quattro ragazzi, gli El-ghor, che con questo “Dada Danzè” si proiettano in maniera importante nel panorama rock italiano.
Sì, perché quest’album racchiude 52 minuti di rock di buona fattura. A comporre il gruppo sono Luigi Cozzolino (voce, chitarre, noise effects, kalimba e percussioni), Ilaria Verdiana Scarico (basso, voce, synth, piano e flauto traverso), Luca Marino (chitarre, glockenspiel e noise effects) e Francesco Simeone (batteria, percussioni e glockenspiel).
Il gruppo si incanala nel solco che la Seahorse Recording sta tracciando, quasi a lanciare un sound Seahorse, con il post rock, il noise e le loro atmosfere cupe a farla da padrone.
Testi a volte scarni, sussurrati, ad accompagnare la musica che si distende, dilatandosi in cavalcate sonore che sforano i sei minuti come in “Cane”. Psichedelie e atmosfere rarefatte con le voci che si inseguono strascinandosi, rasentando a volte il Tom York più allucinato, facendosi sempre più nette fino a una sorta di calma apparente con la quale finisce “Danzè”. Caratteristica del gruppo, poi, sono anche i testi in francese come “Sans lumiere” e “Sans logique”. Il testo e il cantato di Cozzolino acquistano vigore e importanza in “Nella resa il vanto” (che, tra l’altro, a mio modesto parere è anche un bel titolo). Le prime note di “Algore” ricordano da vicino i Marlene Kuntz e prosegue interamente strumentale. “Rugiada”, nonostante non abbandoni un certo tipo di atmosfera che li caratterizza, sembra un brano scritto per quando esci fuori dal balcone a prima mattina e facendo un grosso respiro noti, per l’appunto, le gocce di rugiada sulle foglie; poi ascolti il testo e “Ringrazio la rugiada che mi ha battezzato demone”; dopo “Sans logique” arrivi a “Sipario (la fuga del mattatore)”, forse uno dei pezzi migliori dell’album, che si chiude con “Un’altra vita”, che richiama ancora echi marlenekuntsiani.
Emergere non è facile, soprattutto se si fanno determinate scelte stilistiche. Che abbiano talento, comunque, è un dato certo. Intanto aspettiamo, vediamo se manterranno le promesse e, soprattutto, vediamo fra qualche anno dove saranno. Se avranno vinto la loro scommessa.
Autore: Francesco Raiola