Gli OTMOP scrivono di privazione, disillusione e di polizia. Non qualcosa di devastante per una punk band di siffatto stampo. Ciò che rende singolare questa band, tuttavia, non è il loro rumore, ma i loro silenzi. Nessuna firma apposta in calce al contratto di fare canzoni del formato massimo 2 minuti 2 e quanto più viscerali dall’inizio alla fine. Anzi, ciò che mostrano è una abilità quasi magica di produrre energia nella loro musica, non semplicemente mediante energiche chitarre ma anche per il tramite di fasi – ben dosate cronologicamente – di non facile quiete. Ciò che non è altrove evidente come in ‘Here Come the Sirens’, brano da cui probabilmente discende il titolo dell’album.
Gli OTMOP fanno post-hardcore secondo standard qualitativi indiscutibili, con un’alternanza perfetta tra attesa e assalto auricolare da un minuto all’altro. Tra gli altri highlights dell’album figurano senza dubbio l’epica ‘Cloak & Dagger’ e una ghost track senza titolo che, eseguita da un estemporaneo OTMOP 10-Tet, non si discosta molto dagli Einstürzende Neubauten. Ottimo, ma non che ciò sollevi la band da alcune colpe, che nei momenti meno tesi si lascia tentare da “comodità” emo, laddove la voce di Jason Rosenthal, benchè adatta al sound, non rappresenta certo le migliori corde vocali in circolazione.
Ok, ciò non toglie che ‘Sirens’ crei nuovo terreno musicale e rappresenti una soddisfacente aggiunta ad ogni collezione di dischi punk. Capacità, questa la dote “definitiva” degli OTMOP.
Autore: Daniel Westerlund