Gli Elliott firmano il loro 4° lavoro dopo un silenzio durato 3 anni, cambiando completamente forma. Forse le loro composizioni non sono mai state immediate e ne è la prova il fatto che la stragrande maggioranza del popolo “emo” abbia spesso tardato ad apprezzarli; l’ascolto dei loro albums è stato sempre impegnativo, una porta mai spalancata, ma sempre socchiusa per poter entrare nel loro mondo se avessimo voluto e la storia si ripete come un dejà vu anche per l’ultimo nato. “Song in the air” suona quasi in punta di piedi al primo ascolto, l’unica cosa percepibile con chiarezza è che qualcosa è cambiato, “False Cathedral” sembra ormai lontano e basta la 1^ traccia, Land and Water, per prenderne coscienza. Non è necessario infatti consultare il booklet del cd per scoprire che la band ha un nuovo chitarrista, Benny Clark, ma soprattutto che Jonathon Mobley, il vecchio bassista, non ha preso parte alla composizione di questo lavoro e la sua assenza, inutile negarlo, pesa come un macigno anche su Carry On, la 2^ traccia. Così la band ha perso quell’incredibile contrasto melodico, dovuto proprio ad una sezione ritmica molto aggressiva in lotta con chitarre e voci quasi sempre limpide, che fino a questo momento era stato uno dei suoi punti di forza, eppure ha saputo cambiare pelle. Believe ci catapulta nei nuovi Elliott che non sono niente male a dire il vero e che un legame con il passato l’hanno ancora. Quel sottile filo di malinconia che accompagna tutti i loro lavori in questo cd diventa la parola d’ordine e il messaggio lanciato nel precedente full-lenght in cui un inusuale pianoforte incalzava in quasi tutti i pezzi ora è forte e chiaro.
Per completare le loro atmosfere infatti gli Elliott hanno chiesto aiuto ad una delle formazioni più all’avanguardia degli ultimi anni i RACHEL’S, che arricchiscono le 10 tracce presenti con il loro quartetto di archi guidato da Christian Frederickson, “…Everything was created by hand and played on an instrument and not computer manipulated…” spiega il cantante Chris Higdon in un’intervista (cfr. REASON Y) e allora si rimane stupiti dopo aver ascoltato l’omonima Song in the air e la 10^ dark-ambient Genea, le più calde e intime, insieme a Bleed In Breathe Out nella quale il batterista Kevin Ratterman conferma la sua classe.
I testi delle canzoni sono come sempre a tratti troppo impersonali, eccezione fatta per queste poche frasi che hanno ispirato il titolo del cd “Don’t send me away. Come with song in the air. Bring your life and your love. Show that sparks last. Drag on. Away. Maybe you’re the same. Without me.”
Song in the air difficilmente convincerà chi agli Elliott si era già accostato senza amarli, ma saprà riempire le notti di quelli che, pur non conoscendoli prima, vogliano scoprire lentamente la magia della loro nuova vita.
Autore: Renata De Luca