Cass McCombs ha dato alle stampe “Seed Cake On Leap Year” (Domino), pubblicazione meritoria per due motivi: il primo per la qualità dei brani (su cui torneremo successivamente), il secondo per il valore “storico”, poiché il disco raccoglie inedite registrazioni risalenti al 1999/2000 (“A collection of early, previously unreleased music recorded at Jason Quever’s apartment at 924 Fulton in San Francisco while McCombs was living in Berkeley between 1999-2000. The Bay Area in the late ’90s housed a special community of artists including Papercuts, Casiotone for the Painfully Alone, Chris Cohen’s Curtains, and Mt. Egypt. The ethos was for maximum integrity and intimacy, and often music would only be shared with close friends. Graffiti writers, skaters and old timers from the ’60s were never far away or far from mind” si legge sul sito della Domino https://www.dominomusic.com/releases/cass-mccombs/seed-cake-on-leap-year/lp consultato il 24.9.24).
Con “Seed Cake On Leap Year” McCombs si fa, quindi, forte della sua primigenia tesa semplicità, inanellando una serie di brani essenziali ma al contempo carichi tensione che lambiscono un più immediato ascolto nella bella e introduttiva “I’ve Played This Song Before” per poi girare con equilibrata precisone toccando punte di particolare intensità con la splendida “Always In Transit”.
Con esse la tirata “Anchor Child”, la sentita “Baby”, la psichedelica “Gum Tree”, la trasognante “Wasted Again”, “You’re So Satanic” (che ben evoca lo spirito di Syd Barrett), “What Else Can A Poor Boy Do”, il viaggio di “Northern Train”, canzoni che scorrono tutte con efficacia, gusto e spontaneità complice anche un minimale uso di strumentazione in cui prevale chitarra e “organo”.
E come per uno strano paradosso temporale, a più di vent’anni dal suo esordio discografico (avvenuto dapprima con l’EP “Not the Way” del 2002 e poi con LP “A” del 2003 con le belle “What Isn’t Nature”, “A Comedian is Someone Who Tells Jokes”…), Cass McCombs, riavvolgendo il nastro, ha confermato come sin dagli albori, e poi con continuità nel tempo, abbia sempre restituito un’ottima, varia e poliforme scrittura.
Dopo “PREfection” del 2005 (con le riuscite “Tourist Woman” e “Sacred Heart”), il primo tassello importante McCombs lo mise con “Dropping The Writ” (del 2007) che si impose sin dallo sfavillante treno in corsa e brano d’apertura “Lionkiller”, con la riuscita e ammiccante “That’s That”, con l’avvolgente “Desert” e la suggestiva “Full Moon or Infinity”.
Se dopo “Catacombs” (del 2009; belle “Dreams Come True Girl” con Karen Black, “You Saved My Life”, “My Sister, My Spouse”, “Jonesy Boy” …), le atmosfere più morbide e “pop” del meno riuscito “Wit’s End” (del 2011) avevano segnato un passo falso, a dieci anni dal primo LP “A”, con il buon “Big Wheel and Others” (del 2013; da ricordare “Big Wheel”, “The Burning of the Temple, 2012”, “There Can Be Only One”, “Name Written in Water”, “Joe Murder”, “Satan Is My Toy”, “Home on the Range” …) McCombs, passando per “Humor Risk” (del 2011; da segnalare “Love Thine Enemy”, “The Living Word”, “The Same Thing”, “To Every Man His Chimera”), prendeva le distanze da “Wit’s End” e, con il successivo esatto “Mangy Love” (del 2016), mostrava di aver raggiunto la piena maturità operando una giusta crasi tra cantautorato indie rock e alt-pop (con punte eccelse come “Bum Bum Bum” ed ancora da citare la sostenuta “Rancid Girl”, la coinvolgente “Run Sister Run”, la lisergica “I’m A Shoe”).
Da segnalare del 2015 “A Folk Set Apart”, raccolta di “rarities and b-sides”, che ben completava una discografia già importante e in cui si distinguono brani quali “Oatmeal”, “Twins”, “Bradley Manning”, “Empty Promises”, “Night Of The World”.
Su la giusta scia di “Mangy Love” si incanalavano l’ottimo “Tip Of The Sphere” (del 2019; forte della tirata “I Followed The River South To Wha”, della radiofonica e intima “Estrella”, della retrò “Absentee”, della narrativa “Sleeping Volcanoes”, dell’evocativa “Prayer For Another Day”, del viaggio on the road di “Rounder”) e il buon “Heartmind” (del 2022) che mostrava, nelle pieghe, ancora un profilo “mainstream” di qualità come testimoniato da “Music Is Blue”, Karaoke”, “New Earth”, “A Blue, Blue Band”, riservando le “astrazioni” al lungo brano eponimo di chiusura e alla sua allucinata coda …
Ebbene, con il bel “Seed Cake On Leap Year”, McCombs torna alle sue origini e chiude (temporaneamente) il cerchio consegnando al pubblico e agli “archivi” un più che gradito ascolto.
https://www.facebook.com/CassMcCombs
https://www.instagram.com/cassmccombs