Giunti al sesto album (contata anche la raccolta Singles) e al terzo con la 4AD, la band di Baltimora di Samuel T. Herring e compagni non sembra voler cambiare nulla del marchio che li ha portati al successo, marchio che forse è quello più rigorosamente e coerentemente di tutti targato new new wave. Ascoltate i Future Islands degli esordi, e i pezzi portanti di questo nuovo disco, For Sure Born in a War e Thrill, e vi sembrerà di sentire synth-pop degli anni ’80.
As Long As You Are guarda al passato ma anche al futuro, confrontandosi con vecchi fantasmi e abbracciando una nuova speranza. È un album sulla fiducia, pieno di onestà e di redenzione, e sul “lasciarsi andare” permettendo alle vecchie ferite di guarire e chiudendo capitoli dolorosi. Herring, ispirato da una nuova relazione trovata nella nativa Svezia, dichiara a proposito dei sentimenti delle nuove canzoni: “Tirar fuori dal passato è per me una sorta di terapia, e essere felice per la prima volta da tanto tempo mi ha permesso di sentirmi più libero di esplorare me stesso e accettare certe verità”. Una scoperta interiore fantastica, riassunta da una meravigliosa striscia poetica presente nella canzone dedicata al suo nuovo amore, Giada, dove Herring si chiede “Davvero merito di nuovo il mare?”
Noi ascoltatori possiamo dire che lui e i compagni della band meritano sicuramente il successo di nicchia che li ha portati anche in Italia, a Bologna, qualche anno fa, visto che il loro suono pulito e rigorosamente sinth non fa una piega dal 2008, anno di esordio, oramai dodici anni fa.
L’unica novità musicale è che il batterista Mike Lowry si unisce al trio fondatore, composto da William Cashion, Samuel T. Herring e Gerrit Welmersr, come membro ufficiale e autore a pieno titolo. Per la prima volta infatti tutta la band ha lavorato anche alla produzione dell’album co-producendo As Long As You Are con l’ingegnere del suono Steve Wright presso i suoi studi, Wrightway Studios, di Baltimora.
Secondo Welmers “ognuno di noi ha speso più tempo sul lavoro ai suoni in questo disco, e abbiamo potuto aggiungere molta più chitarra e suoni sinth di fondo. Abbiamo contribuito tutti” e Herring chiosa che “E’ il nostro disco che suona meglio fra tutti sin qui”.
E questo è sicuramente vero: pulizia e raffinatezza del suono e perfetta esecuzione di intro strofa e ritornello in Waking, una canzone che nella sua perfezione cristallina rappresenta al meglio questo disco e quello che i Future Islands sono e vogliono essere. Ma ancora: un’atmosfera quasi dance anni ’80 in For Sure, un basso tortuosamente new wave in Born in a War, tanti effetti e abbellimenti in the Painter, e la valorizzazione massima della voce di Herring, che, diciamoci la verità non è il cavallo di battaglia di questa band, specialmente dal vivo.
E anche un’alternanza quasi studiata di pezzi lenti (Giada, I Knew You, Moonlight, Thrill, City Face) con pezzi ritmati (For Sure, Born in a War, Waking, Plastic Beach, Hit the Coast).
Si tratta insomma, al quinto disco inedito, di uno step importante di miglioramento e affinamento tecnico sonoro e anche di ispirazione lirica, anche se non possiamo parlare di evoluzione per una band che fa del sinth pop una scelta rigorosa, inossidabile quasi, destinata, forse, a stancare prima o poi. Ma nel frattempo, si può godere della solarità e potenza sinth di Plastic Beach, una canzone che musicalmente incapsula perfettamente gioia, esplosione e euforia ritrovata di Herring e compagni, o del pezzo di chiusura Hit the Coast, il più solenne e altisonante dell’album.
Un altro step nel cammino alla ricerca della perfezione pura del suono synth, e degli anni ’80 che non potranno tornare. Ma non ditelo ai Future Islands. E comunque non vi ascolteranno.
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autore: Francesco Postiglione